Vola golondrina di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, Giunti editore
Siamo nel 1972 e Penelope Rocchi, detta Lope, è una giovane giornalista bolognese. Il suo capo le chiede un pezzo sulla morte di Ardito Richeldi, candidato nelle liste del MSI, ritrovato morto nella sua casa a Montefosco. Montefosco è anche il paese natale di Lope, chi meglio di lei può occuparsi della storia? La consegna è di non interessarsi all’omicidio ma di scrivere un pezzo elogiativo… Lope non ci sta: la figura di Ardito è tutto fuorché limpida. Oltre a essere invischiato nelle trame nere e in episodi di corruzione, sembra che anche il suo passato lontano nasconda qualcosa.
Lope inizia così a indagare nella vita di Ardito, nel suo periodo squadrista a Montefosco e nella sua partecipazione alla guerra spagnola a fianco dei franchisti. E sembra proprio lì che tutto si nato. Sarà Gambetta, il meccanico del paese, soprannominato Bakunin per le sue simpatie politiche, a raccontarle una lunga storia che ha per protagonista una golondrina…
Nulla da eccepire
Quando leggo libri come questo mi riconcilio con il mondo dell’editoria contemporanea. Devo dire che la stragrande maggioranza dei testi che leggo ha grandi pecche. O lo stile o la trama o i personaggi o la scrittura o a volte tutti questi elementi insieme sono incommentabili. A questa regola non sfuggono nemmeno autori famosi, italiani e non. Tanto che a volte mi chiedo come facciano ad avere successo e che gusti malati abbia il pubblico…
Ecco Guccini e Macchiavelli mi ridanno il piacere della lettura. Tutto funziona: la trama, la precisa ricostruzione storica, i personaggi, i dialoghi, l’ironia, la piacevolezza dello scrivere.
I personaggi sono buoni o cattivi a tutto tondo: da un lato gli eroi come Bakunin, Golondrina, Pedro e la stessa Lope, dall’altro Ardito e la sua ideologia di morte e sopraffazione.
Sullo sfondo la bella e sfortunata storia d’amore di Pedro e Golondrina, una storia da melodramma ma raccontata con garbo senza sdolcinature credibile nel suo nascere e nel suo triste epilogo. Come controcanto troviamo la relazione tra Ardito e Lucianina anch’essa con un triste epilogo. L’Italia del ’36, quella del ’48 e quella del ’72 riunite da un unico filo rosso che unisce amore e vendetta.
E poi c’è Lope, la protagonista. Giovane giornalista d’assalto, dal linguaggio sciolto e schietto pronta a farsi strada in un mestiere che lascia poco spazio alle donne. Sono la sua intraprendenza e la sua tenacia che la porteranno a risolvere il mistero che si cela dietro ai due delitti, quello di Ardito e quello, ormai dimenticato, di un anonimo motociclista nel lontano 1948.
Il racconto si dipana tra poesia e storia, tra finzione e realtà e narra di un mondo dove bene e male si intrecciano e si scontrano, un mondo tanto simile a quello in cui viviamo…
Un libro assolutamente da leggere, piacevole e con spunti su cui riflettere.