Tutti su questo treno sono sospetti di Benjamin Stevenson, Feltrinelli editore
Lo scrittore Ernest Cunningham è sopravvissuto alla tragica esperienza che lo ha visto trascorrere una vacanza sulla neve con i familiari, vacanza che si è risolta in un incubo in cui tutti avevano qualcosa da nascondere e in cui gli omicidi abbondavano.
Lo ritroviamo in questa nuova avventura su un treno che ospita un happening di scrittori di gialli. Ernest è diventato famoso grazie al thriller che rievocava quella terribile vacanza e così è stato invitato a partecipare all’evento per scrittori famosi che si svolge su un lussuoso treno che attraversa tutta l’Australia da Darwin ad Adelaide, il Ghan. Afflitto dal blocco dello scrittore non riesce a scrivere il suo secondo romanzo e spera così di trovare ispirazione. E l’ispirazione non può che arrivare da un omicidio. In effetti anche questa vacanza di lavoro si tramuterà in una catena di delitti che offriranno a Ernest una meravigliosa trama per il suo secondo futuro successo editoriale.
Se il primo episodio aveva la freschezza della novità, il secondo non può più contare sul fattore sorpresa. La trama ricalca in sostanza quella del primo con le ripetute digressioni di Ernest su come si scrive un giallo e su quali regole bisogna assolutamente osservare per essere leali con il lettore. Regole che poi è il primo a non seguire con la massima fedeltà… E così ci tiene aggiornati, ad esempio, su quante volte appaiono i nomi dei personaggi, perché l’assassino nei suoi romanzi è nominato un numero preciso di volte, per l’esattezza 106.
Nel piccolo gruppo di giallisti com’è ovvio è Cunningham quello che risolverà il mistero e smaschererà il colpevole sotto gli occhi strabiliati dei passeggeri, dei colleghi e del poliziotto di turno.
Tra ironia e ovvietà
Lo stile è volutamente ironico e l’autore, che è un comico, motteggia frequentemente sulle tecniche di scrittura, sul dietro le quinte dell’editoria, sugli scrittori, sugli agenti e sugli editori pronti a scannarsi per un best seller.
E così tutti su quel treno sono sospettati e sospettabili perché tutti hanno interesse a eliminare alcuni soggetti. Il libro suona così come una leggera parodia dell’Assassinio sull’Orient Express, il celebre giallo di Agatha Christie.
Dell’Australia vediamo ben poco, qualche scorcio dal finestrino e una rapida sosta a metà strada, qualche tramonto infuocato e tanto deserto.
Suppongo che Stevenson dovrà trovare qualcosa di nuovo per la trama del suo prossimo libro perché, francamente, risulterebbe un po’ pesante ritrovare un’altra volta il povero Ernest invischiato in uno strano caso dove tutti i suoi conoscenti hanno qualcosa da nascondere. Anche la tecnica di narrare in prima persona, raccontando gli avvenimenti “in diretta” e spiegando al lettore le regole che sta seguendo perché partecipi con lui alla caccia al colpevole, alla lunga diventa noiosa.
Se si fosse fermato al primo episodio forse avrebbe lasciato un’impressione migliore.