Tatà
Tatà

Tatà

Tatà di Valérie Perrin, edizioni e/o

TatàAgnès Septembre, famosa sceneggiatrice e regista, torna a Gueugnon, in Borgogna perché Colette, l’anziana zia, è appena morta. Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che la zia era giù morta tre anni prima. Evidentemente qualcosa non quadra e Agnès è decisa a scoprire chi si celi nella tomba della zia. Nel piccolo paese, dove era solita passare le vacanze, la giovane ritrova gli amici di infanzia e i conoscenti della zia. A poco a poco scoprirà quel che è successo davvero tre anni prima e come questo si intrecci con la vita avventurosa della zia. Nessuno pensava che Colette, la calzolaia di Gueugnon avesse tanti segreti…

L’imprevisto è dietro l’angolo

Il romanzo inizia bene con il mistero che avvolge la doppia morte di Colette e fino a un certo punto la trama regge, poi diventa una sorta di feuilleton senza fine dove si moltiplicano agnizioni e sorprese in una sorta di sagra degli imprevisti.

Da un lato seguiamo la vita di Agnès giovane divorziata con una figlia adolescente e che non riesce ad accettare la nuova compagna del suo ex. Dall’altro invece ci inoltriamo nella vita di Colette, della sua famiglia anaffettiva e del suo attaccamento al fratello minore, dotato di un eccezionale talento per la musica. È proprio grazie a Colette il piccolo prodigio riuscirà a intraprendere una folgorante carriera.

Scopriremo anche a poco a poco chi sia Blanche, il doppio di Colette, e quale ruolo abbia avuto nella vita della zia e della stessa Agnès.

Viaggio nella memoria

Il viaggio delle protagoniste è il viaggio dell’autrice nei luoghi della memoria dell’infanzia. Lo stile è scorrevole, l’ambientazione precisa e i personaggi ben delineati.

Quel che non torna è l’arzigogolio della trama che ricalca in parte quello dei precedenti romanzi. Sono tutte storie sfortunatissime di donne che fuggono da famiglie inadeguate e violente per cercare di trovare una propria strada. E c’è sempre un mentore, in questo caso il calzolaio, che le aiuta a ritrovare sé stesse e le salva.

Nel romanzo si intrecciano mille trame diverse che convergono tutte su Colette. È un gran calderone dove tutti alla fine si scoprono in qualche modo legati per incredibili vie segnate dal destino.

Le agnizioni che si susseguono una dopo l’altra lasciano perplessi e rasentano l’inverosimile. Peccato perché l’inizio era davvero promettente e lo stile accattivante faceva ben sperare. Il pizzico di giallo e di mistero poi non guastava. L’esagerare con i drammi fino a esasperarli e moltiplicarli alla fine però infastidisce e determina una sorta di stanchezza per la lungaggine e conferisce un alone di comicità agli improbabili eventi che si susseguono.

Duecento pagine in meno e soprattutto meno colpi di scena avrebbero giovato alla trama e l’avrebbero resa più accettabile. Se poi in un prossimo libro cambiasse anche un po’ le vicissitudini delle infelici ragazza che popolano le pagine del romanzo non sarebbe male.