Ritorno nella città senza nome
Ritorno nella città senza nome

Ritorno nella città senza nome

Ritorno nella città senza nome di Natasha Stefanenko, Mondadori editore

Ritorno nella città senza nomeNatasha studia a Mosca ingegneria metallurgica e le manca poco alla laurea. Siamo negli ultimi giorni dell’Unione Sovietica, alla vigilia della presa del potere di Eltsin. Un telegramma della madre la mette in allarme: il padre non torna a casa da diversi giorni. Natasha si mette subito in viaggio per tornare alla sua città natale, Sverdlovsk-45, una città segreta che non figura sulle carte geografiche, dove per entrare e uscire serve un pass speciale. Qui vivono gli addetti alle ricerche nucleari segrete dell’Urss assieme alle loro famiglie. Il padre della ragazza è uno degli ingegneri nucleari che coordinano il progetto e la sua sparizione non è un buon segnale.

Il ritorno al suo paese è un’occasione per la protagonista di ripensare al proprio passato, all’infanzia, ai successi sportivi nel nuoto, ai rapporti familiari. Purtroppo il viaggio non le fornisce nessun indizio particolare di cosa possa essere successo e Natasha riparte per Mosca per terminare gli studi. Un’altra ragione però la spinge a rientrare nella capitale: Alex, il suo ragazzo bello e misterioso. E mentre continua a cercare notizie del padre le si presenta l’occasione di partecipare a un concorso per modelle e contro ogni aspettativa lo vince. Da lì inizierà una nuova vita…

Finzione, ma non troppo

Il libro è la biografia romanzata di Natasha. È lei la ragazza che ha vissuto per anni in una città segreta, che è andata a Mosca per diventare ingegnere metallurgico e che ha vinto un concorso per modelle che le ha cambiato la vita. Sulla base di dati biografici è stato costruito un giallo dalla scrittura pulita e dalla trama che riesce a catturare il lettore e dove, ovviamente, non può mancare il lieto fine.

Quel che trovo più affascinante del libro è la ricostruzione degli ultimi giorni dell’Urss, della sconfitta di Gorbaciov e dell’entrata in scena di Eltsin. Emergono chiaramente le diverse anime dell’Unione Sovietica. Ci sono i nostalgici, quelli che si sentono traditi da Gorbaciov e che rimpiangono l’idea di Urss come superpotenza. Ma ci sono anche coloro che vedono in Eltsin il liberatore, l’uomo che condurrà il paese nel dorato mondo del capitalismo. E poi ci sono i sostenitori di Gorbaciov e delle sue riforme passo passo, di quel suo lungo incamminarsi verso una democrazia.

L’atmosfera che si respira è quella della fine dell’impero, di un paese che non sa più chi e cos’è ma dove i giovani hanno ancora mille speranze. Giovani come Natasha, qualcuno resta, qualcuno se ne va.

Emerge la complessità di un mondo spesso sconosciuto agli occidentali, ricco di contraddizioni, dove non sempre era facile vivere eppure così straordinariamente vivo dal punto di vista umano, scientifico e culturale.

È un tuffo nel passato per chi voglia conoscere un pezzo della storia di ieri attraverso le parole di chi in quel periodo e in quel luogo è vissuto. Una lettura per conoscere, per comprendere, per ridurre le distanze, perché un dialogo deve sempre essere possibile.