Requiem veneziano di Nathan Marchetti, Fratelli Frilli editore
Il commissario Enzo Fellini, riminese ormai da molti anni a Venezia, si imbatte in un omicidio davvero particolare. Una nota cantante lirica viene ritrovata morta in una gondola all’interno della Basilica di San Marco in una fredda notte di acqua alta. Come se non bastasse l’assassino, rubata una tuta della scientifica, tenta di uccidere lo stesso commissario sopraggiunto sul luogo del delitto.
Intanto l’ex galeotto Cavazzana, diventato bidello e teologo, finisce in un festino di docenti e si intrattiene allegramente con una professoressa. Il fatto lo sciocca perché va contro le sue intenzioni di prendere i voti e così decide di confessare tutto a Monsignore Pierino Chiesa, fatto che scatenerà un incredibile qui pro quo. Dal Monsignore si reca anche il commissario perché il suo nome è saltato fuori non si sa come nelle indagini.
Nel frattempo la giornalista Sofia Maschio decide di far carriera. A caccia di scoop seduce il commissario per riuscire ad arrivare al consiglio di amministrazione del giornale per cui lavora. E tra una passeggiata e l’altra in una Venezia sommersa, l’intuizione di Fellini lo porterà a scoprire il vero colpevole.
Una divertente parodia
Il libro si presenta come una divertente parodia del genere giallo. I suoi personaggi sono tutti esagerati, dal questore Badalamenti con maltesino al seguito, al commissario donnaiolo Fellini dalla moglie brontolona Dora ai colleghi Bonora, Ceron, Pischedda e Comunalazzi non sempre troppo svegli, dal vero serial killer fulminato al sospettato ancor più fulminato, dal monsignore sboccato alla giornalista più che rampante… Le donne sono tutte o belle e disponibili o brontolone e fastidiose, i preti tutti corrotti, i veneziani bestemmiatori, furbetti e attenti al soldo.
Anche Venezia subisce la stessa sorte dei personaggi diventando parodia nel suo essere perennemente sommersa, quasi ovunque, da almeno un metro d’acqua tanto da necessitare per spostarsi di stivaloni a tutta coscia. Grazie al cielo, anche prima del Mose, non era così…
Il veneziano, questo sconosciuto…
Bisognerebbe qui aprire una parentesi riguardo al veneziano e al veneto. Il dialetto veneto non esiste. Esiste invece una molteplicità di dialetti locali. Il veneziano è uno di questi e ha caratteristiche ben precise. Provate ad andare a Padova, a Treviso, a Vicenza, a Rovigo o a Verona o a Belluno e provate ad ascoltare il modo di parlare e fatevi ripetere vocaboli, verbi ed espressioni tipiche. Le differenze ci sono eccome! Quello parlato dai vari personaggi non è assolutamente definibile come veneziano ma piuttosto come un miscuglio di locuzioni venete generiche. Pi’ anziché più, on per un, ca’ per casa, son per so’ non si possono davvero sentire a Venezia.
So di essere pignola, ma essendo nata e vissuta in questa splendida e ormai spopolata città, credo di aver diritto di pretendere una parlata veneziana credibile per dei personaggi che vivono a Venezia. Ahimè non basta abitare in Veneto per parlare veneziano…
Un ultimo appunto sullo stile oggi molto in voga di spezzettare le frasi utilizzando la frase nominale formata da un singolo vocabolo. So di andare contro corrente, ma trovo pesante incontrare un punto dopo ogni parola. Se può funzionare per una scena drammatica per dare un ritmo incalzante, usato diffusamente rallenta la lettura creando una sorta di singhiozzo virtuale.
Il romanzo comunque è facile da leggere e indicato a chi ama le parodie in stile Mel Brooks.