Perestrojka ieri e oggi
Perché leggere oggi Perestrojka? È un testo del 1987, a grandi linee già abbozzato nel 1985 in una situazione politica mondiale così lontana da quella attuale… Eppure questo libro, vero e proprio manifesto del pensiero gorbacioviano, se letto attentamente, riserva delle sorprese.
Le origini
Il termine russo è composto da un prefisso iterativo e da una radice indicante l’idea del costruire, è quindi una ricostruzione dalle fondamenta, una riedificazione morale, una conversione appunto. È vero che già Andropov usava tale espressione per designare il rinnovamento morale necessario alla sopravvivenza dell’impero sovietico. È anche vero che Gorbačëv, in quanto delfino e successore di Andropov, ne riceve l’eredità politica. Bisogna però ammettere che la portata delle riforme iniziate nel 1985 travalicava di gran lunga quelle prospettate da Andropov stesso. Il pensiero gorbacioviano non è stato frutto di improvvisazione e le sue origini sono sicuramente databili prima del 1985. Bensì è stato il risultato di una sintesi originale del pensiero socialista e del confronto tra la dottrina falsa e irreale e la realtà quotidiana vissuta dalla popolazione povera e oppressa, nonostante le promesse sul radioso futuro.
I shestidesiatniki
Gorbačëv appartiene alla generazione dei shestidesiatniki, ovvero di coloro che negli anni ’60, all’epoca della primavera kruscioviana, erano giovani, trentenni, e hanno sperimentato sulla loro anima il breve disgelo seguito dalla cupa stagnazione brezneviana. Costoro hanno subito un doppio tradimento, una doppia delusione: la prima dalla rivelazione dei crimini di Stalin con l’avvento di Kruscëv, la seconda con la destituzione di Kruscëv stesso. Sono sopravvissuti con l’unico obbiettivo di arrivare al potere per scardinare il sistema, per rifondare il socialismo o qualcosa che gli assomigliasse. Volevano ridare dignità al loro popolo ingannato, umiliato, prostrato da anni di pesante dittatura. Giunti al potere si sono trovati di fronte ad una situazione drammatica, di fronte a scelte drammatiche che hanno avuto la forza di compiere e di portare avanti.
URSS 1985
La situazione dell’Urss nel 1985 era tale da rendere inevitabile un qualche processo riformatore (era “gravida” di riforme). Eppure contemporaneamente ampi settori della società vi si opponevano per timore di perdere i privilegi acquisiti nel corso dei decenni precedenti. Si era così di fronte ad una pericolosa contraddizione, quella determinata da una società in cui nulla, o quasi, voleva cambiare e tutto, o quasi, doveva cambiare. Non era facile decidere quali mosse fare, come iniziare, da che ganglio vitale iniziare a recidere i tentacoli dell’inerzia sovietica. Gorbačëv ha faticosamente cercato, assieme alla sua équipe, di dare il via ad un colossale processo e di renderlo irreversibile, cosa che gli è sostanzialmente riuscita.
Lavori in corso
Non è poco quel che ha fatto e gli errori sono stati inevitabili per chi, per la prima volta, e non poteva essere altrimenti, metteva mano ad una simile complessa situazione. In breve tempo ha smantellato i vertici politici, ha ridotto gli armamenti, e quindi la forza decisionale dell’esercito, ha dato nuove idee e libertà economiche in embrione. Poco per volta stava passando ad una economia di mercato e ad una democrazia pluripartitica. Certo non era facile, anzi, continui passi avanti ed indietro, alleanze tattiche mobili, ora a destra ora a sinistra, rallentavano le manovre. Ma se rileggiamo ora i pareri a caldo dei commentatori, vediamo solo stupore ed ammirazione per quell’uomo che tenta di smuovere la gigantesca macchina sovietica. Con il senno di poi, si sa, è facile riconoscere gli errori, criticare le strategie, ma per chi la realtà la vive, e la vuole modificare giorno per giorno, è tutta un’altra fatica.
Le questioni internazionali
Oltre alle questioni interne si facevano sempre più urgenti quelle internazionali: in particolare la corsa agli armamenti era arrivata ad un punto tale da costituire un rischio concreto per tutta l’umanità nonché un inutile dispendio di risorse economiche. Per Gorbačëv i due aspetti della politica estera ed interna correvano sullo stesso binario. Gorbačëv è stato il primo leader politico di importanza internazionale a capire che nel mondo d’oggi l’interdipendenza è tale da rendere impossibile la scelta autarchica di un singolo stato e che ogni scelta compiuta coinvolge inevitabilmente gli altri. Quando in Perestrojka affermava che siamo tutti sulla stessa barca e che nessuno può salvarsi da solo, non si riferiva soltanto al pericolo dell’olocausto nucleare ma anche alla necessità di un intervento serio, costruttivo a favore del terzo e quarto mondo e della sostenibilità ambientale.
Verso una nuova civiltà
Perestrojka, ricostruzione e conversione, non riguardava solo l’ex-Urss, era rivolta a tutti noi, era un’idea lanciata a chi la volesse cogliere e portare avanti, agli uomini di buona volontà. Perestrojka non pretendeva di cambiare il mondo in un sol giorno ma di gettare un ponte “verso una nuova civiltà“. Una civiltà alternativa costruita non sul modello comunista sovietico che è fallito, ma neppure su quello capitalista che, sotto gli occhi di tutti, era ed è oggi più che mai in crisi. Gorbačëv aveva capito che la risposta ai problemi odierni si trova solo prendendo decisioni comuni e che del bene comune, a livello planetario, si preoccupino.
Pace, tutela dell’ambiente e giustizia sociale
Era vero nel 1985, è vero ancora oggi: non c’è salvezza da soli. E non è un problema esclusivo dei governi. Qui, per la prima volta, è stata coinvolta la gente. I popoli sono stati chiamati nella loro diversità a partecipare ai processi decisionali, a far sentire la loro voce, a schierarsi per la Pace, per la salvaguardia della Natura, per la giustizia sociale. È stato messo in moto un qualcosa di enorme, difficile da fermare ed i cui effetti si vedranno solo a lungo termine. Ebbene sì, dopo il 1985 un nuovo fantasma ha iniziato ad aggirarsi per il mondo, non più rosso e rabbiosamente violento ma altrettanto forte e deciso. Perestrojka non è stata né l’unica risposta né quella definitiva ai gravi problemi che hanno assillato la fine del secondo millennio sporgendosi tristemente nel nuovo. Possiamo però affermare che rappresenta un aiuto valido per capire i motivi della crisi e per cercare di superarli, è una sorta di maieutica per uscire da un periodo di transizione. Ecco perché ancora oggi vale la pena leggere il libro.
(Il post è un riadattamento di un mio testo contenuto nel CD-ROM Perestrojka, la rivoluzione pacifica che ha cambiato il mondo, Giunti Multimedia)