Odio e amo di Daniele Coluzzi, Rizzoli editore
Il giovane Gaio Valerio Catullo vive a Sirmione nella villa paterna. Conduce un’esistenza agiata e si appresta alla cerimonia che dà inizio alla vita adulta. Il padre lo vorrebbe oratore, come Cicerone, e invece il giovane è innamorato della poesia. Accanto a lui c’è sempre Giovenzio, il suo schiavo personale, nonché migliore amico quasi coetaneo. Nella villa transitano personaggi che hanno fatto la storia di Roma, come Cesare o come Quinto Cecilio Metello accompagnato dalla bella moglie Clodia. E proprio di Clodia Catullo si invaghisce tanto da decidere di trasferirsi a Roma assieme a Giovenzio. Le occasioni di fare carriera a Roma non mancano e in breve Catullo si fa notare tra i poeti nuovi. Le sue liriche d’amore incantano tutti in particolare quelle che parlano del suo amore per Lesbia, il nome con il quale il poeta ha deciso di indicare Clodia. Roma è in un periodo di grandi sconvolgimenti politici e Catullo li osserva attraverso il filtro del suo amore per Lesbia. Di fronte al tradimento della sua amata si riconcilia con Giovenzio che morirà sacrificandosi per lui. Ma un male oscuro divora anche Catullo e presto verrà anche la sua fine.
Fan fiction in salsa latina
Come per La Canzone di Achille, ci troviamo di fronte a una fan-fiction che prende spunto da alcuni dati storici e letterari e crea un romance. CI viene restituito un Catullo innamorato tanto di Giovenzio quanto di Lesbia, dedito agli eccessi e disinteressato alla politica. Un giovane perso nel suo sogno d’amore e incapace di trovare un posto nel mondo. La relazione con Giovenzio viene enfatizzata in virtù di alcuni carmi dedicati a quello che sembrerebbe un giovinetto, nella migliore tradizione greco romana, e non un coetaneo. A Roma infatti non sarebbe stato accettato un amore pubblicamente dichiarato tra uomini, che lo stesso Catullo in più carmi irride e sbeffeggia.
La bisessualità tra i latini e ancor più tra i greci era un fatto naturale e non sono poche le liriche che ne danno testimonianza. Ci sono tantissimi saggi che illustrano il modo di vivere e di amare degli antichi attingendo a testi storici e letterari.
In questo caso mi sembra di notare una forzatura nel porre l’accento sulla storia d’amore tra Giovenzio e Catullo, così importante da mettere in ombra quella tra Catullo e Clodia.
Poi se questo libro può diventare un modo per incuriosire quanti non hanno mai letto i versi del poeta latino, ben venga. Resta il fatto che il lettore che non ha conoscenze della letteratura e della storia antica rischia di assumere per vera quella che è, come dicevo prima, una pura fan-fiction che prende a prestito alcuni personaggi storici per inventare una languida storia d’amore.
Per concludere non si può non citare il breve componimento che dà il nome al libro e che consta di un unico splendido distico elegiaco (esametro e pentametro):
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.