Notizie della signora Marthensen? di Luciano Violante, Marsilio editore
Grazia Marthensen scompare misteriosamente. Il mondo politico è in allerta perché Grazia è la compagna dell’avvocato Pastor, uno dei candidati più autorevoli alle elezioni per il Quirinale. Il suo avversario dalla sponda sinistra è Ascari, anche lui avvocato, leader in fase calante che deve fare i conti con la nuova guardia del suo partito capitanata da Marcelli, giovane e rampante pronto a mille spregiudicate alleanze pur di emergere e di togliersi dai piedi la vecchia guardia. L’inchiesta viene affidata al giovane sostituto procuratore Berg deciso ad andare sino in fondo anche quando scopre che dietro la scomparsa si celano trame politiche e non solo.
Il romanzo ha il guscio di un giallo dove politica, economia, mafia, magistrature si intrecciano in un connubio mortale. Luciano Violante, magistrato e parlamentare storico della sinistra, dopo numerosi saggi su politica, democrazia, mafia, democrazia esordisce nel mondo variegato del giallo.
L’idea è quella di un testo in stile Sciascia dove potere e malaffare si combinano tra loro e dove la politica è più un gioco di scacchi dove registi nascosti muovono sapientemente i loro pezzi per ottenere il risultato desiderato.
L’ambiente descritto, pur nella finzione, richiama trame realistiche e alcuni dei personaggi hanno tratti di carattere e comportamento che li fanno assomigliare a volti noti, primo tra tutti Marcelli.
La politica, questa sconosciuta
Le osservazioni e i commenti buttati là dai vari protagonisti illuminano impietosamente i mali della politica italiana, dalla mancanza di esperienza di molti segretari, alla funzione della magistratura, alle influenze delle lobby, alle infiltrazioni mafiose.
“Per pigrizia la politica ha lasciato troppo spazio ai giudici (…) I partiti di oggi non sono più capaci di decidere perché hanno perso il know-how.”
Sotto la lente di Violante scivola la deriva della politica italiana che sembra non trovare appigli per riprendere il suo ruolo di controllo.
Il libro è di sicuro interesse e ha una valenza di attualità notevole. Quello che non convince è lo stile dell’autore abituato più alla saggistica che alla narrativa. I dialoghi suonano freddi e la lettura manca di un sincero riscontro emotivo.
Continuo a pensare che Sciascia abbia segnato un punto di svolta nella letteratura italiana. I suoi dialoghi e le sue descrizioni sapientemente scarne, essenziali mettevano in risalto in modo impietoso i vizi di fondo che affliggevano la politica di ieri e fors’anche di oggi.
L’esperienza e la preparazione di Violante non riescono invece a creare un testo che emozioni davvero, pur avendo il merito di descrivere con efficacia e precisione il mondo malato della politica.
È un libro da leggere come un documento che al di là della finzione racconta plausibili scenari e retroscena di un ambiente che sembra dorato solo dall’esterno ma che all’interno si rivela una palude piena di insidie.