L’Uranio di Mussolini di Franco Forte e Vincenzo Vizzini, Mondadori editore
L’Italia degli anni ’30
Sicilia, luglio del 1934, il commissario della questura di Ragusa, Vincenzo Ibla, riceve un incarico dal questore Rubino. Deve fare in modo di non accettare le indagini su un omicidio avvenuto al confine tra le province di Siracusa e Ragusa. Ma quando Ibla si reca a Siracusa decide di non assecondare il volere del questore, primo perché la zona dell’omicidio rientra, sia pure di poco, nella sua giurisdizione, secondo perché il morto è un suo amico e compagno d’armi entrato a far parte della Milizia fascista: Vittorio Borgia.
Mentre Ibla prende la sua decisione, a Roma Franco Durante, funzionario del Servizio Informazioni del Partito fascista, viene convocato nello studio del Duce. Il motivo è quello di affidargli una missione segreta che riguarda la sicurezza dello Stato. Il fisico Enrico Fermi sta lavorando a una nuova terribile arma che sfrutta l’energia atomica. Per la sua realizzazione è necessario l’uranio che si trova in alcune miniere dell’Africa. A questo scopo serve una base aerea in Sicilia e per la sua realizzazione era stato chiesto a un miliziano di studiare la zona più indicata. Purtroppo il miliziano, Vittorio Borgia, è stato ucciso in misteriose circostanze e così il Duce ha pensato di affidare a Durante, amico di Vittorio, le indagini sull’omicidio. Dovrà recarsi in Sicilia e capire chi c’è dietro questa morte e scoprire se le potenze avversarie sono a conoscenza del progetto. Italo Balbo in persona lo condurrà in aereo nell’isola. Ibla e Durante si troveranno così a dover collaborare per risolvere l’intricata vicenda e far luce sui mandanti e gli esecutori dell’omicidio del comune amico.
Nord e Sud
I due protagonisti, Ibla e Durante non potrebbero essere più diversi tra loro: uno del Sud diretto e sanguigno, l’altro del Nord abituato a segreti e diplomazia e appassionato di fisiognomica. Eppure un po’ alla volta il gelo si scioglie e tra i due riuscirà a nascere una sincera amicizia che supererà la diffidenza e la quasi ostilità iniziale. A fianco di Franco e Vincenzo ci sono dei comprimari di tutto rispetto, come Rosetta, la sorella di Vincenzo, acuta e fuori dagli stereotipi femminili dell’epoca e del luogo, o l’autista e tuttofare del commissario, Caruso detto Carnazza per la sua mole e la sua capacità di menare le mani quando serve. La caratterizzazione efficace dei personaggi e l’ambientazione precisa sia dal punto di vista storico che geografico sono gli elementi di forza del romanzo. Il Ventennio non è un periodo facile da trattare per il forte il rischio di scivolare nei luoghi comuni. Gli autori invece sono riusciti a costruire una storia gradevole, venata da una sottile ironia e che ricostruisce le atmosfere dell’epoca tra l’entusiasmo di alcuni e la marcata disapprovazione di altri.
Tra Storia e ironia
Gli atteggiamenti tipici del Duce, mascella in fuori e mani sui fianchi fanno parte della tradizione iconografica e riportano fatalmente al ritratto gaddiano che descrive il capo del governo come mascelluto e medagliuto, stemperando con l’irrisione le atrocità commesse in quel periodo da quel personaggio.
La Sicilia che fa da sfondo è pervasa di odori, sapori e paesaggi che riempiono le pagine e la memoria del lettore, tra pietanze e liquori tipici e vedute dei monti Iblei e delle aspre campagne. Tra una caponatina e un liquorino al fico d’india assistiamo ai colpi di scena che uno dopo l’altro ci condurranno in modo sapiente al gran finale che giungerà inatteso, come ogni finale che si rispetti.
Un bel libro, tutto italiano e tutto da leggere, di due grandi firme.