L’uomo della sabbia di Lars Kepler, Longanesi editore
Un ragazzo che cammina su un ponte, lungo i binari della ferrovia fuori Stoccolma, in pieno inverno: così inizia il romanzo. Il giovane sembra apparire dal nulla e la sorpresa è ancora maggiore quando si scopre la sua identità. Non c’è dubbio infatti che sia Mikael un ragazzo scomparso dodici anni prima assieme alla sorellina. Tutti pensavano fosse stato ucciso e attribuivano l’omicidio a Jurek Walter, il terribile serial killer rinchiuso in un carcere psichiatrico di massima sicurezza.
Le indagini sono affidate a Joona Linna che si troverà di fronte al suo nemico di sempre, quello che ha distrutto la sua famiglia, costringendolo ad allontanare moglie e figlia per salvarle. Ma il ruolo più importante sarà quello di Saga Bauer che dovrà infiltrarsi nel carcere e spingere Jurek a svelare dove ha nascosto la sorella di Mikael, sperando che sia ancora viva.
La saga continua
Continuare una serie non è facile, bisogna aggiungere nuovi elementi caratterizzanti dei protagonisti e delle loro vite e cercare di non ripetersi. In questo gli autori sono riusciti costruendo un libro che si legge velocemente e che chiarisce alcuni aspetti della vita di Joona e Saga. Dall’altro però si assiste a una sempre maggiore spettacolarizzazione della trama che la rende assai poco credibile e punta solo sulla sorpresa e sulla suspense.
La partenza, come spesso accade, è da una storia per bambini sull’omino della sabbia che li fa addormentare. È un classico che una canzone, una filastrocca, un racconto si trasformi da innocuo a fonte di impensabili sciagure.
Tutta la parte relativa alla missione di Saga è francamente fuori da qualsiasi logica e realtà e trasforma l’agente in una sorta di supereroina in grado di sopravvivere a tutto e tutti.
Anche Jurek ha una caratterizzazione esagerata. È un cattivo da manuale, con il tipico trauma infantile che ne ha segnato il destino. Il suo comportamento è fuori dalle righe e il suo desiderio di vendetta è incredibilmente contorto.
Joona ha in questo caso una funzione defilata, una presenza di un’assenza e il finale aperto incuriosisce il lettore su quali possano essere gli ulteriori sviluppi nella sua vita.
Fidelizzare il lettore
Se da un lato il lettore viene fidelizzato attraverso il centellinare delle informazioni su Joona e il suo atteggiamento chiuso e irrequieto, dall’altro sono assenti quei pilastri che sostengono la credibilità della storia.
Nel complesso mancano quelle attrattive che hanno altri personaggi come Bosch, Montalbano, Maigret, sorretti da un percorso credibile di avventura in avventura.
A volte penso che alcuni romanzi sarebbero più interessanti pensati come storie a sé senza la necessità di trascinarne i contorni per decine di libri. Quel che di originale c’è nel primo episodio rischia di essere azzerato dalla serialità che tutto confonde e tutto annega in un inutile cerchio di ripetizioni.