Luce nella notte di Ilaria Tuti, Longanesi edizioni
La piccola Chiara, nove anni, ha fatto un sogno. In questo sogno ci sono un bambino, un bosco, dei segni sugli alberi, una piccola fossa. Chiara vive isolata con la sua famiglia e non può uscire di giorno per una malattia rara che la rende sensibile alla luce del sole. E così Teresa Battaglia si trova a indagare sulla scia di un sogno con l’aiuto di Marin e della sua fedele squadra. La casa di Chiara si trova ai margini di un paesetto al confine con la Slovenia e la ricerca di un filo logico porta sulle tracce di profughi che nel loro viaggio della speranza sono stati traditi dai trafficanti di uomini. Che segreti nasconde il piccolo villaggio? Teresa dovrà scavare nel passato per restituire un figlio a una madre che lo credeva perduto e per ridare sollievo a una bambina che sogna.
Ecco di nuovo il duo Battaglia Marini. Ormai le loro caratteristiche sono consolidate: Teresa burbera e scontrosa che cerca inutilmente di nascondere i segnali della malattia che avanza e che le mangia la memoria di giorno in giorno; Marini con i suoi drammi familiari irrisolti. Entrambi fragili cercano appoggio l’uno nell’altra, pur non volendolo dimostrare.
Cronologicamente è bene precisare che la trama del libro tratta di avvenimenti che si collocano tra Fiori sopra l’inferno e Ninfa dormiente ed è molto più breve dei primi due, quasi un racconto lungo più che un romanzo.
Sulla rotta dei migranti
Il tema principale è quello delle migrazioni, del traffico di uomini, della tratta di bambini. I paesi di confine sono spesso teatro di piccole e grandi tragedie che vedono donne e uomini in fuga da situazioni disperate in cerca di una possibilità di ricostruirsi una vita. Possibilità che spesso viene frantumata da quegli stessi loschi personaggi che ne hanno organizzato la fuga. Uomini senza scrupoli pronti a lucrare su tutto, anche sulla vita umana, le speranze i sogni.
Le ricerche dell’ispettore Battaglia, ormai prossima alla pensione, cercano di dare giustizia a una famiglia spezzata tanti anni prima. Una madre bosniaca a cui è stato strappato un figlio è il centro delle indagini. È il movente a cui Teresa si aggrappa, proprio lei a cui è stata negata la maternità. Il suo istinto di madre si riversa comunque, indomito nelle indagini e sulle persone che la circondano, prima di tutto Marini.
Lo stile dell’autrice è scorrevole e la trama, come spesso accade nei thriller, scivola nel paranormale per fuorviare il lettore.
Il lieto fine accontenta le aspettative e corona indagini che non sempre hanno tratti credibili.
Nell’intreccio e nei personaggi c’è una vaga eco della Casa delle voci di Carrisi: una famiglia che vive isolata, una bambina che sogna sepolture…
D’altra parte, come scriveva Borges, è inevitabile che i libri si parlino tra loro e parlino di altri libri in un vorticoso dialogo nella immensa biblioteca di Babele.