La testimone del fuoco di Lars Kepler, Longanesi editore
Terzo capitolo per l’ispettore di Stoccolma di origini finlandesi Joona Linna. Tutto ha inizio con un duplice omicidio in un istituto per il recupero di giovani ragazze con problemi comportamentali. Miranda, una delle ospiti, ed Elisabet, l’infermiera di turno, vengono ritrovate brutalmente uccise con il cranio sfondato da un oggetto contundente. Un’altra delle ospiti, Vicky, è fuggita e nella fuga ha rapito un bambino. Che possa essere lei la colpevole? Così farebbero pensare tutti gli indizi, eppure Linna non è convinto. Nel frattempo Flora Hansen, medium improvvisata, ha delle strane visioni che sembrano rivelare particolari degli omicidi non noti al pubblico. È un’abile truffatrice o è a conoscenza davvero di qualcosa di importante?
Linna deve risolvere un caso complicato, mentre si riaffacciano fantasmi del passato. Cosa è accaduto veramente a moglie e figlia? Sono rimaste vittime di un incidente oppure dietro si nasconde una verità molto più complessa? Molti nuovi dettagli li scopriremo nel finale che si apre a future imprese dell’ispettore.
Non non siamo quello che siamo…
I personaggi sono ben delineati e rivelano il loro volto poco per volta. Ognuno indossa una maschera e il loro comportamento trae volutamente in inganno il lettore. E questo vale innanzitutto per l’assassino che non è poi così difficile da scoprire…
Ritroviamo attorno a Linna molti personaggi già incontrati negli episodi precedenti, come Saga Bauer la bella fatina nordica della Sapo.
L’ambiente scelto dalla coppia di autori questa volta è quello degli istituti per minori disadattati, giovani con storie di dolore alle spalle che li rendono inclini alla violenza contro gli altri o contro se stessi. Ragazzi abbandonati o con genitori tossicodipendenti, ragazzi cresciuti troppo in fretta eppure ancora bambini e con un enorme bisogno di affetto e di comprensione. Lo sguardo di Linna oltre la barriera del dolore cerca di capire cosa si nasconda dietro la corazza che li separa dal mondo e che si manifesta in mille modi, ora nel silenzio ora nelle urla di rabbia.
Sullo sfondo sempre la Svezia grigia e piovosa dei thriller nordici, gli omicidi efferati, gli assassini con turbe psichiche e il detective con un passato tumultuoso alle spalle che lo rende solitario e introverso.
Il rischio, come in tutte le serie, è quello di ripetersi e stancare o, all’opposto, di cercare di sorprendere il lettore con invenzioni che sfiorano l’eccesso e rendono poco credibile l’insieme. Infatti, se nel giallo classico la sfida intellettuale è il gioco che tiene desta l’attenzione e fa sorvolare su alcuni dettagli, nel thriller deve esserci un ben congegnato equilibrio tra il macabro e la verosimiglianza altrimenti la tensione scivola nel grottesco.
La lettura è veloce, grazie a una scrittura scorrevole talvolta forse troppo puntigliosa nelle descrizioni.