La ragazza di neve di Javier Castillo, Salani editore
Per Grace e Aaron il Giorno del Ringraziamento del 1998 non è un giorno di festa. Stanno partecipando alla parata con la loro bambina, Kiera, che ha solo tre anni, e all’improvviso la perdono di vista nella calca. È solo un attimo ma sufficiente a far sì che la bambina scompaia nel nulla. La tragedia familiare ha inizio così in un crescendo di emozioni e depressione. I due genitori non si rassegnano, tanto più che a distanza di cinque anni appare una misteriosa videocassetta che mostra la bimba a otto anni, che gioca in una cameretta. Kiera dunque è viva e sta bene. Quale messaggio vuole dare chi l’ha rapita? Altre cassette seguiranno e costituiranno una pista concreta su cui indagare. Oltre a FBI e polizia sulle tracce del rapitore c’è Miren Triggs, una giovane e agguerrita giornalista che della caccia a Kiera ha fatto una missione.
Thriller con scomparsa
Siamo di fronte al classico thriller con scomparsa. La storia è ben confezionata, la trama funzionerebbe ma gli eccessivi e continui spezzettamenti temporali infastidiscono e anziché aumentare la suspense la rallentano. I capitoli infatti alternano i fatti del ’98 con quelli del 2000, 2003, 2004, 2010 senza ordine logico. Apprendiamo a pezzi e a bocconi i vari avvenimenti decisivi per le indagini e in modo altrettanto confuso entriamo nella vita di Miren, la protagonista. La storia della giovane viene raccontata poco per volta. Scopriamo il perché delle sue paure e ne seguiamo la trasformazione da vittima a vendicatrice solitaria, da ragazza timida e introversa a donna decisa e spietata. Ne conosciamo i lati oscuri, le paure, i segreti, tutte le parti della sua personalità che concorreranno a portarla alla soluzione del caso. Gli altri personaggi sono a lei complementari. Incontriamo i suoi genitori, il suo insegnante di giornalismo, il detective che segue le indagini, i genitori di Kiera, i rapitori e Kiera. Il ritrovamento di Kiera diventa per Miren una vera e propria ossessione. In lei la giornalista rivede se stessa e considera il suo ritrovamento un riscatto per il proprio passato di vittima, un modo per riportare la giustizia e l’equilibrio in una società malata dove regna la violenza.
Una mela bacata
È una New York decisamente dark quella che emerge dalla narrazione e che accompagna il lettore. Scopriamo angoli di strade bui, confini tra strade che delimitano aree di controllo di bande di giovani delinquenti che hanno fatto della violenza e del crimine la loro legge. Una città non sicura, dove è meglio non aggirarsi da soli dopo il tramonto, dove le donne in particolare sono considerate facili prede. Quanti bambini e adolescenti scompaiono ogni giorno? Quante donne subiscono violenza? Quanti omicidi e rapine avvengono quotidianamente nella Grande Mela? Troppi per una città che ha per simbolo la Statua della Libertà…
Il finale è già un preludio a un nuovo caso per la temeraria giornalista che ha fatto della caccia alle donne scomparse una missione, anzi la missione della propria vita.