La montagna del lago di Jacopo De Michelis, Giunti editore
Lago d’Iseo, Montisola, anno 1992. Il giornalista Pietro Rota ritorna al suo paese natale perché il padre, Nevio, si trova in un brutto pasticcio: su di lui pende un’indagine per l’omicidio di Emilio Ercoli, un facoltoso personaggio dell’isola. Erano dodici anni che non metteva più piede a Montisola e da quando se n’era andato aveva rotto tutti i rapporti con quel mondo che gli andava stretto. Pochi i contatti con il padre, nessuno con i suoi amici storici, Christian e Betta.
Ercoli è stato torturato è ucciso e Nevio è il primo sospettato. Tutti sapevano che non si potevano vedere per vecchi dissapori e poco prima della scomparsa di Ercoli i due avevano litigato fuori da un bar.
Nelle indagini è coinvolto Christian, ora agente di polizia municipale e che ha sempre la speranza di entrare nella polizia vera e propria. Betta invece è diventata sua moglie con sorpresa, ma non troppo, di Pietro. Tutti e tre si ritrovano ma non c’è più l’atmosfera di un tempo. Soprattutto Betta, inizialmente sembra nutrire un profondo rancore per Pietro. Christian invece accetta di buon grado di coinvolgere nelle indagini l’amico che sta cercando a tutti i costi di scagionare il padre.
Iniziano così a investigare e a poco a poco scoperchiano un passato che in molti vorrebbero dimenticare. Le radici affondano tra il 1944 e il 1945 quando un gruppo di fascisti della famigerata Decima Mas, guidata da Valerio Borghese, alloggia in un albergo dell’isola. Tra feste e progetti militari si consumano tragedie. Da un lato l’affondamento di un traghetto e dall’altro la scomparsa di una giovane cameriera, Luce.
Qual è il collegamento tra quegli anni lontani e il presente? Chi era davvero Emilio Ercoli?
Pietro è deciso a scoprirlo, costi quel che costi. Ma la soluzione per Pietro sarà amara e lo spingerà ad abbandonare definitivamente l’isola con la quale non ha più nulla da condividere.
Un’ambientazione suggestiva
L’ambientazione a Montisola è suggestiva, tra case di pescatori, boschi e angoli misteriosi è il luogo perfetto per un giallo. Il ricorso poi a un dramma passato che si riverbera nel presente è di sicuro effetto.
I personaggi però non hanno una loro dimensione originale. Pietro è il giornalista in attesa del grande scoop che vive alla giornata scrivendo per riviste di infima qualità e dedito alla cocaina. Stanco del paesello, abbandona tutto e tutti per inseguire un sogno che stenta però a realizzarsi.
Il terzetto di amici, unito da situazioni familiari precarie e da una voglia di emergere, ricorda i romanzi della Perrin, in particolare Tre.
Il padre Nevio, chiuso e ombroso, Ercoli il cattivo per eccellenza, il gerarca nazista che torna sull’isola prima di morire, la giornalista rampante, il commissario un po’ Poirot e un po’ Nero Wolfe, i due agenti poco svegli, tutti fanno parte di un repertorio classico.
Un esercizio narrativo
Ma quel che convince meno è la scrittura, molto semplice, con un linguaggio a tratti povero, uno stile poco incisivo, monotono, che non dimostra segni di originalità che lo rendano vivo e che diano alla narrazione un ritmo in grado di catturare davvero il lettore.
La trama si dipana in bilico tra presente, passato prossimo e passato remoto. Le false piste si moltiplicano per arrivare poi al finale scontato che dopo mille inversioni di marcia e altrettanti conigli dal cilindro non riesce a stupire.
Un esercizio narrativo senza lode né infamia.