La misteriosa scomparsa di don Vito Trabia di Sebastiano Ambra, Newton Compton Editori
Tutto è pronto per far scattare l’operazione che porta all’arresto di don Vito Trabia famigerato e pericoloso latitante di mafia. La polizia è già appostata nei pressi del casolare dove l’uomo è nascosto ma, non appena gli agenti entrano nell’edificio, li aspetta un’amara sorpresa. Il capo mafia non c’è, è scomparso. I poliziotti pensano a una soffiata che gli abbia permesso di fuggire, ma in realtà non è così. Neppure gli altri capi mafia ne sanno niente e il mistero si infittisce quando l’ispettore Malena Di Giacomo riceve una strana lettera… Chi ha davvero rapito Vito Trabia e perché? Lena e la sua squadra, coadiuvata da uno psicologo amico del commissario D’Orrico, si mettono sulle tracce del rapitore, ma hanno solo poche ore prima che il mafioso venga giustiziato.
Enigmi e leggende
La storia si dipana tra le vie di Palermo mostrandoci angoli noti e meno noti della città e raccontando aneddoti e leggende. La trama è quella classica alla Dan Brown con un enigma da risolvere attraverso indovinelli più o meno famosi (come il Sator) e più o meno inerenti alla città siciliana.
La scrittura è fluida ma il racconto si dilunga e si trascina nel vagare senza meta dei protagonisti e nei dialoghi spesso non così indispensabili agli sviluppi della narrazione. La lunghezza del romanzo nel suo complesso appare eccessiva rispetto a quanto davvero necessario per la risoluzione del caso. Troppe pause, troppo giri a vuoto e troppi scambi verbali che non servono né a chiarire la psicologia dei personaggi, né a offrire informazioni utili. Nella miriade di epigoni di Camilleri che cercano di raccontare la Sicilia, con e senza mafia, il romanzo non si distingue per tratti peculiari di originalità o stile. A mio avviso non riesce a trasmettere al lettore pathos e non lo coinvolge abbastanza nel racconto. Anche i particolari storici e culturali, pur essendo interessanti, risultano talvolta non perfettamente integrati al testo.
La Sicilia di Sciascia e Camilleri
Bisogna ammettere che confrontarsi con autori del calibro di Camilleri e Sciascia non è certo facile e c’è il rischio concreto, per coloro che si cimentano in un’opera letteraria di simile tenore, di apparire sbiaditi e poco incisivi. L’essenzialità di Sciascia, la sua capacità di condensare in cento pagine storie complesse e di squadrare, con poche scarne e icastiche parole, paesaggi e persone non ha rivali. D’altro canto l’ironia di Camilleri e il suo stile affabile nel narrare e nel tratteggiare personaggi che trasudano umanità sono altrettanto unici. Di fronte a dei mostri sacri ogni paragone è fuori luogo. La Sicilia è fatta di mille colori e altrettante contraddizioni che nascono dalla variegata e millenaria storia del territorio. La capacità di raccontarla e di farne restare affascinati e turbati è un’abilita non di poco conto e non sempre l’amore per quella terra e la conoscenza delle sue tradizioni è sufficiente a realizzare un testo che lascia il segno.