La maestra del vetro di Tracy Chevalier, Neri Pozza editore
A Murano nel 1486 la lavorazione del vetro è l’occupazione principale. Orsola Rosso è una bambina curiosa, figlia di vetrai.
Un giorno la madre e il fratello maggiore la spingono a spiare la lavorazione dei rivali Barovier. Nella fornace Orsola incontra Marietta Barovier, maestra nella lavorazione delle perle. Sarà l’inizio di un’amicizia che porterà Orsola ad apprendere l’arte della realizzazione delle perle di vetro.
Da una semplice passione diventerà un vero lavoro in grado di aiutare la famiglia sorpresa dalla morte improvvisa, in un incidente, del capofamiglia. Orsola dovrà fare molte rinunce, anche all’amore per il bell’Antonio, ma quello a cui non rinuncerà mai è la sua arte, la magia della lavorazione del vetro.
In un arco di tempo molto lungo, dal 1486 ai giorni nostri seguiamo la storia della famiglia Rosso. Una storia bizzarra perché mentre il tempo per il resto del mondo scorre al ritmo normale, quello per la famiglia Rosso e i loro conoscenti veneziani ha un ritmo più lento e così seicento anni di storia sono poco più di sessant’anni per Orsola e i suoi cari.
Assistiamo ovviamente alle mutazioni del costume, della politica, dello stile di vita durante i sei secoli. Orsola ricorda la peste vissuta durante l’adolescenza l’incontro con Casanova nel 1700, l’invasione napoleonica e poi austriaca e le due guerre del Novecento, fino alla pandemia di Covid.
Un elenco di luoghi
Devo dire che il romanzo non mi ha particolarmente entusiasmato. Venezia e Murano sono un elenco di luoghi ma non vibrano e non escono dalle pagine come mi sarei aspettata. Il vetro a lume è il protagonista e si vede l’interesse dell’autrice per l’arte vetraria in generale ma al di là del calore e del sudore del lavoro in fornace non c’è un granché.
Quanto al rapporto delle donne con il vetro è sempre stato difficile e ancora adesso non può dirsi semplice. Marietta Barovier, personaggio realmente esistito nel XV secolo che compare all’inizio del romanzo, è una delle poche ad aver infranto il muro. Sua è la creazione delle bellissime perle Chevron, o rosette, che per secoli saranno utilizzate come monete di scambio, soprattutto in Africa. Perle che non sono realizzate a lume ma richiedono il lavoro di una squadra composta da quattro o cinque lavoranti esperti.
Le perle di conteria si lavoravano a Murano già dal XIV secolo e sono le classiche perline minuscole e monocromatiche celle collane a più fili e sono quelle che poi le impiraresse infilavano in matasse. Le perle a lume invece risalgono a un’epoca più tarda, al XVII secolo (non quindi contemporanee alle rosette di Marietta) e sono quelle alla cui lavorazione si dedica Orsola.
Nei momenti di crisi della produzione nell’Ottocento, le perle sono state l’unica attività che continua a rendere economicamente.
Tra fantasia e realtà
Per chi fosse interessato nel Museo del Vetro a Murano c’è una sezione dedicata appositamente alle perle e alla loro magica storia.
Chi invece volesse capire come sono fatte davvero le fondazioni degli edifici storici di Venezia può leggere l’interessante ed esplicativo documento sulle fondazioni delle costruzioni storiche in Venezia di Colleselli. Giusto per rendersi conto che quando si parla di pali di sostegno alle fondazioni non bisogna pensare a una Venezia palafitticola…
Quel che resta del romanzo è la scialba e stereotipata storia d’amore di Orsola e Antonio e una carrellata di eventi storici, con la famiglia Rosso che resta eguale mentre il resto del mondo cambia.