Intervista ad Aldo Boraschi
1 Senzaunnome è un paesino totalmente di fantasia o evoca nei suoi contorni un paese reale?
Credo che Senzunnome sia un luogo universale. Come Macondo, chiedendo scusa per il paragone. Ogni paese del mondo è Senzunnome, con le sue Gelinde, le sue Beate, i suoi personaggi che caratterizzano il tessuto sociale. Con le sue storture e i suoi giorni di gloria. È l’universalità della letteratura, l’importanza fondamentale della cultura. Ogni paese ha una Storia da raccontare, tutto sta a trovare il menestrello…
2 Gelinda e Beata sono le due protagoniste del romanzo e appartengono a due diverse generazioni. Rappresentano la tradizione orale contro quella dell’homo videns. Come si potrebbe creare, nella realtà, un ponte generazionale che mantenga viva la capacità e la voglia di raccontare storie?
Penso che lo strumento giusto possa essere un luogo che aggreghi fisicamente le generazioni. In questa ottica credo i piccoli paesi siano il contenitore ideale per quello che lei definisce “ponte generazionale”. Certo è che gli strumenti tecnologici di ultima generazione non agevolano questo bisogno di aggregazione. Diciamo che un piccolo paese, con un segnale telefonico molto debole e una piazza molto grande, favorisce lo scambio di idee, la narrazione di storie, il contraddittorio, l’uso dell’ars retorica.
3 Gli anni ’60 sono lo sfondo a molte delle storie di Gelinda. Quali sono le differenze, secondo lei, tra i giovani di ieri e di oggi?
La differenza è la socialità, che prima era presente in tutte le ore della giornata e ora esiste solo in misura minore. Oggi si preferiscono i social, mi scusi il bisticcio di parole, che di sociale hanno proprio poco o nulla.
4 Cosa rappresenta per lei la scrittura?
Il collante che ha tenuto insieme la mia vita, che altrimenti sarebbe andata a pezzi.
5 Dopo Il tempo che faceva e La voce del geco c’è un nuovo romanzo in cantiere?
Certo. È già quasi pronto, ma lo lascio decantare ancora un po’.
6 Ha un autore di riferimento o comunque un libro che ama particolarmente?
Sono un lettore compulsivo, leggo di tutto. Prediligo gli autori italiani, ma ho sempre sul comodino della camera da letto il Don Chisciotte di Cervantes da spulciare quando mi voglio rilassare.
Aldo Boraschi è nato nel 1964 ed è giornalista, scrittore e blogger. Ha lavorato per oltre vent’anni in redazioni giornalistiche di emittenti televisive, settimanali e quotidiani. Ha pubblicato: Donne Altrimenti Amate (2012), Al limite del buio (2012), L’enfasi eccessiva (2013), Dalidà (2014), Il Funambolo e altre vite (2016), La parte sbagliata del tappeto (2016), Storie da osteria (2017), Onorarono (2019). Ha curato Intrighi, leggende e misteri. La storia dei Fieschi (2015) e La congiura del Conte Gian Luigi Fieschi (2015). Ha pubblicato per la casa editrice “I Libri di Emil” La Voce del Geco (2018) e L’arte della solitudine (2019). Ha tradotto dall’inglese l’opera della scrittrice libanese Joumana Haddad Humanus – Il terzo sesso (2017). Del 2019 è La Donna Francese (Panesi Edizioni) e del 2020 Il tempo che faceva (AltreVoci Edizioni).