Intervista a Roberto Chilosi
1 Cosa significa il termine “acqua” per Roberto Chilosi?
L’acqua è il mio rifugio, la mia medicina, il mio vestito più elegante, il mio caffè e, allo stesso tempo, il mio sonnifero e antidepressivo. Fin da piccolo mi sono diviso tra mare e fiume, complice mio padre che mi portava a pescare e che mi ha trasmesso la passione per lo sport. Soprattutto la disciplina necessaria per ottenere risultati.
2 Lo sport come metafora della vita, la sfida come stile, il superamento di un nuovo limite come obiettivo. Si riconosce in questa definizione?
Sì, ma anche e soprattutto divertimento, possibilità di viaggiare, di conoscere me stesso, luoghi, persone, cose. Toccare con mano, a volte subendo duramente le conseguenze di un errore o di una decisione sbagliata, realtà sconosciute. Sono sempre stato molto curioso e molto determinato, soprattutto relativamente ai miei limiti. Cerco sempre di migliorare, di inventarmi nuove sfide, ma non ho mai fatto drammi per un fallimento. Ho sempre un piano B, C, D, E… e godo del privilegio anche solo di averci provato. Questo è l’importante per me: sapere che ho dato tutto, se poi riesco meglio.
3 Com’è nata l’idea del libro?
Mi è sempre piaciuto scrivere, ho sempre tenuto taccuini su cui annotavo tutto quello che mi succedeva. Quando ho iniziato a viaggiare con la canoa negli anni ’90, dovendo stare via a volte mesi non riuscivo a portare con me molti libri, che comunque finivo subito, e allora scrivevo. Facevo i resoconti delle mie discese, delle persone che incontravo, di quello che avevo attorno. Poi ho iniziato a dare una forma compiuta ai miei appunti sconnessi, sempre cercando di cogliere il lato positivo e ironico delle cose. Qualche anno fa il figlio di una mia amica, 9 anni, si è ammalato di leucemia. Lei gli leggeva i racconti che io le mandavo mentre lo assisteva in ospedale. Lei mi aveva fatto promettere che ne avrei fatto un libro. Il libro, oltre che a mia figlia, è dedicato a loro.
4 Qual è il ricordo più bello legato alle sue avventure?
In Tibet a Lhasa, durante i giorni di acclimatamento prima di una gara, sono riuscito a svincolarmi dalla guida cinese imposta dalle autorità e sono andato in giro, finalmente libero, per la città. Sono andato all’ufficio postale per comprare dei francobolli. Una signora mi ha notato e mi ha chiesto se le potevo scrivere l’indirizzo su un pacco destinato a dei parenti esuli in India. Da quel momento si è creata una coda incredibile di persone che mi chiedevano la stessa cortesia. Dopo tre ore me ne sono dovuto andare, purtroppo, ma quella resterà – credo per sempre – una delle emozioni più grandi che abbia mai provato.
5 Quale sarà la meta del suo prossimo viaggio?
Mi sto allenando per tentare di fare il lago Titicaca a nuoto a Natale. Se non ci saranno restrizioni dovute al Covid19 andrò, da solo e in autosufficienza. Non so se riuscirò, non ho mai nuotato a 4000 metri sul livello del mare, non per 10 km al giorno almeno.
Roberto Chilosi è nato a Chiavari nel 1966, vive e lavora tra Borgo val di Taro e Parma. Nel 1995 si licenzia da un impiego pubblico per inseguire il proprio ideale liquido: diventa guida rafting, maestro di canoa, viaggiatore e sportivo. Lettore “totale” e compulsivo, scrittore, ha effettuato discese in canoa nei fiumi più belli e impegnativi nei cinque continenti, compiendo alcune prime discese in solitaria, come il Marsyangdi o la parte alta del Tamur in Nepal.
Ha trasferito lo stesso spirito nel nuoto, compiendo numerose traversate soprattutto in inverno, in mare in giro per il mondo e spesso in solitaria, la dimensione prediletta. Ovunque vada se c’è un fiume o un mare, ci deve entrare dentro. Kilo, the ultimate Water Warrior.
Come acqua, racconto di vita, viaggio, imprese sportive, è il suo primo romanzo.