Il villaggio perduto di Camilla Sten
Silvertjärn, un villaggio di minatori nel cuore della Svezia, a fine anni Cinquanta è teatro di incomprensibili eventi: i novecento abitanti spariscono, al centro della piazza la polizia ritrova il corpo di una donna lapidata e nella scuola abbandonata c’è una neonata che piange. Tessere difficili da mettere assieme e tante domande a cui nessuno riesce a dare risposta.
Alice è una giovane documentarista che decide, negli anni Duemila, di preparare un video sul villaggio abbandonato sperando di svelarne il mistero. Il suo non è solo un interesse professionale visto che la nonna viveva proprio lì, in una di quelle case ormai vuote che aveva lasciato prima della sparizione di tutti gli abitanti, compresi i suoi familiari. Assieme ad Alice c’è una piccola troupe di giovani con un’attrezzatura essenziale ma decisi a ottenere uno scoop sulla inspiegabile vicenda. Naturalmente, l’avventura non sarà priva di pericoli e molti dovranno morire prima che si alzi l’ultimo velo sul mistero.
Niente di nuovo sotto il sole
L’atmosfera dark che avvolge il villaggio è da manuale: case abbandonate, temporali, boschi tenebrosi e una presenza inquietante che appare e scompare e miete vittime. Tutto l’insieme ricorda la trama del celebre The Blair Witch Project dove dei giovani documentaristi vogliono far luce su un’antica leggenda e, ovviamente, ma gliene incoglie.
Anche in questo caso i giovani vanno incontro a una decimazione e in qualche modo ruota tutto attorno a una presunta strega.
L’ambiente è suggestivo e la trama inizialmente incuriosisce il lettore che attende la spiegazione razionale a un evento così insolito come la scomparsa di un intero villaggio.
La storia degli ultimi giorni di Silvertjärn è ripercorsa attraverso lettere conservate dalle superstiti e dai loro ricordi. Si scoprirà poco per volta chi e perché abbia avvelenato le menti degli abitanti e come sia potuto accadere che tutti insieme siano svaniti nel nulla.
La psicologia dei personaggi non ha particolare spessore, c’è Alice fragile e insicura, Tone con la sua nevrosi insoluta, Max il finanziatore del progetto innamorato di Alice, Emmy abile tecnico video e Robert a sua volta tecnico e fotografo invaghito di Emmy. I rapporti di Alice con gli altri componenti non sono facili, li ha scelti perché li riteneva i più adatti ma tra loro ci sono dei lati in ombra. Tutto serve ad aumentare la tensione che però non riesce a trovare una vera e propria catarsi nel finale del libro.
Finale stiracchiato
Il finale infatti solleva qualche perplessità similmente a Ninfa Dormiente della Tuti: entrambi hanno un epilogo con molti punti in comune e che si presenta stiracchiato e improbabile.
Nel complesso un libro che non soddisfa pienamente il lettore. Inizia con buone premesse che però non riesce a sviluppare e portare a termine senza scivolare nel rocambolesco e, a tratti, nel grottesco.