Il rosso e il nero di Stendhal, Garzanti editore
Il giovane Julien Sorel è figlio di un carpentiere, ma dentro di lui arde il desiderio di farsi strada nella chiusa società francese post napoleonica. Tra borghesi rampanti e boriosi aristocratici l’unico mezzo per farsi notare è l’erudizione. Inizia così la sua lenta carriera per diventare abate essendo gli studi religiosi gli unici a lui accessibili.
Ancora giovanissimo diviene precettore dei figli del signor de Rênal, sindaco della cittadina di Verrières. Ben presto grazie alla sua eloquenza e ai suoi modi conquista la moglie del sindaco e quando la voce inizia a diffondersi in paese Julien parte per Besançon ed entra in seminario. Qui diventa il pupillo dell’abate Pirard che gli procura un incarico come segretario dal marchese de La Mole.
Ora ha la possibilità di dimostrare tutte le sue capacità e di far velocemente carriera. La figlia di de La Mole, Mathilde, però si invaghisce di lui. Julien la asseconda e viene trascinato in un’insana passione. I due giovani hanno caratteri diversi eppure simili. Entrambi sono affascinati dagli eroi romantici, disposti a tutto per coronare i loro sogni.
Tutto precipita quando Mathilde aspetta un figlio e la signora de Rênal scrive una lettera al marchese per denunciare il comportamento ipocrita e fedifrago di Julien verso le giovani innocenti. Julien torna a Verrières e tenta di uccidere la sua antica amante. Viene così incarcerato e condannato a morte. Invano Mathilde e la de Rênal tenteranno di farlo scagionare.
L’eroe romantico
Il romanzo è una denuncia dell’immobile e bacchettona società del 1830 francese. Dopo i ferventi anni napoleonici che avevano fatto sognare molti giovani rivoluzionari, l’aria pesante della restaurazione stava soffocando la società stretta tra una nobiltà gretta e ottusa e una borghesia ipocrita e pronta a tutto per emergere.
Chi ne fa le spese è la classe più povera, priva di mezzi di sussistenza e quindi impossibilitata a studiare per salire la scala sociale.
Julien rappresenta la voglia di cambiare che serpeggia tra i ceti meno abbienti. I suoi sogni eroici, che mitizzano la figura di Napoleone, sono il motore del suo agire. Poter diventare anche lui un eroe, pronto a morire in battaglia, combattere nell’esercito con spada e divisa, questo è il suo sentire. È costretto a vivere in mezzo ai nobili e ai borghesucci, a compiacerli, a servirli per riuscire a diventare qualcuno. La sua giovinezza si scontra con l’ipocrisia e l’arroganza dei ceti alti ma è sconfitta ancor più dalla passione amorosa, prima per la de Rênal e poi per Mathilde.
I personaggi che attraversano il romanzo sono molti e quasi tutti con un taglio decisamente negativo, dai de La Mole e il loro enturage ai piccoli potenti di Verrières. Gli unici a distinguersi sono l’amico Fouqué, l’abate Pirard e il curato Chelan.
Ieri e oggi
Ma al di là dell’analisi psicologica del comportamento di Julien e delle passioni che lo animano quel che resta più interessante sono due momenti del libro. Il primo è quando Julien viene invitato a una seduta segreta di politici, presi dal sacro fuoco della restaurazione, il secondo è l’arringa di Julien che si autoaccusa accusando però al contempo la gretta società che lo condanna a morte.
Protetti e protettori, potenze piccole e grandi in alleanze variabili per un pericolo comune e sempre in cerca di soldi…
“Primo: l’Inghilterra non ha neppure una ghinea da mettere a nostra disposizione; l’economia e Hume sono alla moda. Neppure i Santi ci daranno denaro, e Brougham si burlerà di noi.
Secondo: è impossibile ottenere più di due campagne dai re europei, senza l’oro inglese; e due campagne non saranno sufficienti contro la piccola borghesia.
Terzo: necessità di formare un partito armato in Francia, senza il quale i sostenitori del principio monarchico in Europa non arrischieranno neppure le due campagne.
Il quarto punto, che io oso proporvi come evidente, è questo: impossibilità di formare un partito armato in Francia senza il clero.”
Come non osservare, con le dovute differenze, qualcosa di molto simile ai giochi di alleanze di oggi?
Ma la frase più significativa è quella di Sorel al processo:
“Ecco il mio delitto, signori: sarà punito con tanto maggior rigore in quanto io non sono giudicato da uomini miei pari. Non vedo sui banchi della giuria nessun contadino arricchito, ma solo dei borghesi indignati…”
Il romanticismo che attraversa le pagine del romanzo e che si manifesta in tutta la sua potenza nel finale è carico di segni che ritroviamo in tanta altra letteratura del periodo e nell’arte. Finale che come in Manzoni serve a placare il lettore e a distoglierlo da argomenti ben più corposi trattati in precedenza, riconducendolo alla tranquillità che ha rischiato di essere sovvertita. E con tratti manzoniani è anche l’inizio con la descrizione minuziosa della cittadina di Verrières che ci riporta a quel ramo del lago di Como.
Il bello di leggere i classici è proprio questo, ritrovare annotazioni sull’animo umano e sulla società che sono immutabili e osservare che la storia si ripete, sia pure con altri attori e diverse modalità.