Il Manoscritto
Il Manoscritto

Il Manoscritto

Il Manoscritto di Franck Thilliez, Fazi editore

Il ManoscrittoCaleb Traskman è un noto scrittore di thriller. Caleb si è suicidato con una pistola di ordinanza appartenuta a un poliziotto e il suo ultimo romanzo, incompiuto, viene ripreso dal figlio J.L. che aggiunge il finale e lo rende pronto per la pubblicazione. L’autore fittizio avverte che la verità passa per uno xifoforo.

Attenzione però che molti giochi di parole sono in francese e non riescono sempre a raggiungere il lettore italiano…

Protagonista del romanzo è Léane Morgan, una famosa scrittrice di thriller che scrive sotto lo pseudonimo di Enaël Miraure. Il suo ultimo libro di successo si scoprirà avere radici profonde nel suo inconscio turbato da un trauma giovanile. Ma non basta, Léane e il marito Jullian hanno perso da alcuni anni la propria figlia Sarah diciassettenne, uccisa da un serial killer e il suo corpo non è mai stato ritrovato. Jullian non si vuole arrendere e continua per proprio conto la ricerca della figlia. La vicenda si complica quando si scopre casualmente un altro serial killer le cui azioni sembrano in qualche modo legate all’assassino di Sarah.

Qual è il filo che unisce la doppia serie di delitti? Perché il comportamento di Jullian è sempre più inspiegabile e cosa nasconde Léane? Tutte queste domande hanno una sola risposta che si cela dietro a uno specchio.

Una citazione tira l’altra

Il “niente e nessuno è come sembra” in questo romanzo è portato al parossismo come in un film di Buñuel.

Anche il finale è criptico, ma non troppo, ed è in linea con i continui riferimenti a Doyle e Leblanc. In realtà il libro è un condensato di citazioni e di ammiccamenti alla letteratura di genere, primo tra tutti Il Silenzio degli innocenti, con il manichino rivestito di pelle per proseguire con Twin Peaks e L’altro uomo di Hitchcock. I particolari raccapriccianti abbondano con frequenti scivoloni nel pulp e nel macabro per creare un’atmosfera decisamente particolare.

Tutto serve a confondere i lettori creando un doppio dentro l’altro. Il manoscritto di Caleb che narra del manoscritto di Léane, i due (ma potrebbero essere di più) serial killer che agiscono in modo speculare, le ragazze tutte eguali, Jillian che agisce come in preda a una doppia personalità (e si capirà alla fine perché). La stessa Léane ha un comportamento che desta sospetti sulla sua sanità mentale e sulla sua vera identità.

Tutto si mescola e si confonde per spiazzare il lettore intrattenendolo con semplici giochetti enigmistici che solleticano la vanità del solutore, come ne Il Codice da Vinci.

Cito ancora una volta Eco da  Le strutture narrative in Fleming ne Il Superuomo di massa:

“Nella misura in cui consente una lettura complice e avvertita, l’opera rappresenta una riuscita macchina evasiva, effetto di alto artigianato narrativo; nella misura in cui fa provare a taluni il brivido dell’emozione poetica privilegiata, è un’ennesima manifestazione del Kitsch; nella misura in cui scatena in molti meccanismi psicologici elementari, da cui sia assente il distacco ironico, è solo una più sottile ma non meno mistificante operazione di industria dell’evasione.”