Il labirinto delle nebbie di Matteo Cavezzali, Mondadori editore
Afunde è un piccolo borgo sul Delta del Po, circondato dalle paludi. I suoi abitanti sono quasi tutte donne perché gli uomini sono partiti per la Grande Guerra e non più ritornati. Quando nel paese una ragazza viene trovata morta con la gola squarciata, l’ispettore Bruno Fosco viene appositamente inviato lì con l’incarico di indagare. Anche Bruno ha vissuto gli orrori della trincea ed è un sopravvissuto. La sua vita però è stata completamente cambiata dall’esperienza della guerra che lo ha reso ombroso e tormentato. Tutti in paese lo considerano un forestiero e sono poco disposti ad aiutarlo nelle indagini. Verrà presto affiancato da Della Santa, un giovane pieno di speranze ma di poca esperienza. Nel frattempo Ada, la figlia della bella Ardea, viene rapita. I due poliziotti si inoltreranno allora nelle paludi per trovare il colpevole, aiutati da Primo un vecchio pescatore. Ma nella palude si scontreranno con qualcosa di più grande e di antico quanto l’uomo.
Fosco si è fermato ad Afunde
Il giallo è costruito giocando sulle atmosfere umide e nebbiose delle paludi del Delta del Po di inizio Novecento. Bruno, come Carlo Levi, si scontra con tradizioni e superstizioni antiche che impregnano la vita del paese. Chi o cosa vive nelle paludi e cosa nascondono gli abitanti di del paese che affonda? L’ispettore ha un passato tragico alle sue spalle dove hanno giocato un ruolo di primo piano la guerra e i drammi familiari. Il suo ritiro nel paese dimenticato da Dio e dagli uomini è una sorta di autopunizione che si infligge per espiare le proprie colpe. Ma il passato incombe anche sugli abitanti del borgo e ne determina il comportamento.
E così vittime e colpevoli nel romanzo si inseguono e si confondono fino a non riuscire più a distinguersi gli uni dagli altri.
Guerra, miti, lotte operaie, emancipazione femminile…
I temi sollevati tra le nebbie sono molteplici. Troviamo la guerra con il suo carico insensato di morte. Giovani che si uccidono l’un l’altro in nome degli interessi sporchi dei governanti mascherati da difesa della patria, giovani che non ritornano più alle loro famiglie e che sopravvivono solo abituandosi a un orrore quotidiano che li disumanizza. Non muore solo chi cade in battaglia, muore dentro anche chi torna, come nella celebre canzone di Vladimir Visotskij.
Un altro tema è quello della superstizione intrecciata alla religione, dei miti ancestrali dalla forza dirompente su cui si innesta il cristianesimo senza riuscire a scalzarli.
E ancora la forza delle donne, la loro tenacia, il loro essere comunità richiamandosi alle leggendarie amazzoni. Ardea ne è il prototipo: bella, selvaggia, disposta a tutto per ottenere quella che ritiene essere giustizia.
E infine le lotte di operai e contadini contro lo sfruttamento dei padroni che infiammano l’inizio del secolo scorso.
Tanta carne al fuoco cucinata a fuoco lento tra nebbie e paludi malsane dove passato e presente, mito e realtà si intrecciano come in un Twin Peaks padano.