Il giro di vite di Henry James, Einaudi editore
Il giro di vite si può annoverare tra le classiche gothic novel ottocentesche. Una giovane istitutrice racconta la sua inquietante esperienza nell’accudire due bambini, Flora e Miles. I fantasmi della precedente istitutrice, Miss Jessel, e del maggiordomo suo amante, Peter Quint, influenzano il comportamento dei due bambini, gli unici a percepirne la presenza oltre alla giovane appena assunta. L’istitutrice, assieme alla governante Mrs Grose, tenta di capire le intenzioni delle due oscure presenze e di proteggere i due piccoli. Ma le forze del soprannaturale sono più potenti e il finale sarà tragico.
La narrazione si svolge come il racconto di un racconto. Il narratore infatti riporta quanto detto da un amico che gli legge il resoconto scritto da un’istitutrice. La donna aveva ricevuto l’incarico da un ricco uomo d’affari di seguire i suoi giovanissimi nipoti che vivevano in una villa nella campagna inglese. Il primo incontro con i bambini è positivo, sono entrambi molto attenti ed educati. Lentamente però cominciano a emergere strani comportamenti da parte dei due piccoli. L’istitutrice avverte le incombenti presenze e teme che possano nuocere ai suoi protetti. La donna, unica adulta a cogliere le manifestazioni soprannaturali, cerca inutilmente di allontanarle e di liberare i bambini dal loro influsso.
Sinistre atmosfere
L’atmosfera sinistra descritta da James oggi può sembrare ingenua, eppure è la base di tanta narrativa moderna. La casa infestata, le presenze che appaiono solo a poche persone sensibili, le influenze negative le ritroviamo in molti romanzi contemporanei, a partire da King che fa leva su pochi temi strategici per generare inquietudine nel lettore.
La trama ricalca quella dei romanzi gotici dell’epoca. Radcliffe, Lewis, Walpole, Poe, Shelley hanno declinato in mille modi la paura che si cela dietro a fatti misteriosi. Sarà Conan Doyle il primo a ribaltare la paura dell’irrazionale risolvendola con spiegazioni logiche che riportano alla banalità del reale anche gli eventi che in apparenza potrebbero sembrare più incredibili. Se nel gotico fanno capolino paure ancestrali, conflitti interiori e drammi psicologici, che talvolta sconfinano in vere e proprie psicosi, nella sua evoluzione poliziesca la ragione assume il ruolo di garante dell’equilibrio sia a livello mentale
che sociale. Poi il filone gotico continuerà nella narrativa dell’orrore che ha per capiscuola Stoker e Lovercraft. Se il romanticismo è l’humus che ha fatto crescere il romanzo gotico, il positivismo è quello che ha dato l’impronta al giallo classico. Se il secondo confida nell’infallibilità della scienza, il primo si perde nei meandri della psiche estraendone paure e follie. Le due forme narrative rappresentano due aspetti diversi e contrastanti dell’animo umano, due necessità, una di fuga e l’altra di ritorno alla ragione con due opposte forme di catarsi già ben note ai tragici greci…