Il giovane Holden di J. D. Salinger, edizioni Einaudi
Holden Caulfield è un adolescente americano con una famiglia benestante alle spalle. Per l’ennesima volta viene espulso dalla scuola perché non ha superato i test in gran parte delle materie. Holden ha difficoltà a rapportarsi con le regole e non ama studiare quel che gli viene imposto. Anche con i compagni non riesce a socializzare troppo. Da un lato ci sono i “campioni” sempre contornati da ragazze adoranti e dall’altro gli “sfigati” studiosi o meno ma destinati comunque a una vita da fantasma. La sua ansia di diventare adulto la sfoga in alcol e sigarette e maldestri tentativi di abbordaggio ragazze. Dopo un litigio con il compagno di stanza proprio a causa di una ragazza, anticipa il suo ritorno a casa a New York. Ma prima di tornare dalla famiglia vuole trascorrere alcuni giorni da solo, rimuginando su quel che farà: un’altra scuola o una fuga a Ovest? Tra alcol e tentativi di compagnie femminili si ritrova da solo e trova conforto solo nell’andare a trovare di nascosto dai genitori la sorellina Phoebe, sua confidente. Benché più piccola rappresenta il suo porto sicuro. Il suo affetto e la sua saggezza innata gli danno modo di riflettere. Quando Holden deciderà di scappare la sorella si offre di seguirlo ma, dopo un litigio, Holden cambia idea. Nel suo futuro c’è uno psicanalista che cercherà di mettere ordine nella sua vita.
Dove finisce la città…
The catcher in the rye, il prenditore nella segale, è un libro complesso e controverso. Curiosità: il titolo fa capolino in una delle prime canzoni di Guccini, La collina…
Chi è il giovane Holden? È il prototipo dell’adolescente medio di buona famiglia, ieri come oggi, con genitori assenti, soldi in tasca, poca voglia di impegnarsi e ricerca di uno sfogo in alcol e fumo. Non riesce a trovare un modo di incanalare la propria rabbia e la propria inadeguatezza in un impegno fruttuoso e vive tutto come noia e frustrazione. Il mondo degli adulti lo attrae esteriormente ma non ne vuole assumere le responsabilità. La famiglia è assente, è una sorta di banca che offre soldi anziché affetto e attenzioni. Stretto tra un fratello più grande ormai all’Università, uno più piccolo morto di leucemia e una sorella, anche lei più piccola eppure più matura, che gli fa da consigliera, Holden non vuole davvero crescere e si culla nel suo stato di transizione cercando di prolungarlo all’infinito. Se da un lato si rende conto che la sua vita non funziona, dall’altro non fa nulla per opporsi al corso degli eventi che lentamente lo sta travolgendo. La sua non è una contestazione dei valori imposti dalla generazione precedente, non è il rifiuto meditato di regole sociali, è piuttosto il lasciarsi trascinare dalla comoda corrente del far nulla, del rimandare a un poi indefinito l’arrivo della maturità. Non ci sono domande esistenziali nella sua vita, solo frammenti di considerazioni futili. Anche lo stile e il linguaggio ricalcano l’assenza di valori e pensieri nel giovane. Il vocabolario povero, gli intercalari ripetuti fino all’ossessione sono lo specchio della sua vacuità. Oggi come allora il ritratto del benestante adolescente medio è sconfortante…