Il gioco dell’anima
Il gioco dell’anima

Il gioco dell’anima

Il gioco dell’anima di Javier Castillo, Salani editore

Il gioco dell’animaIl romanzo è la diretta continuazione de La ragazza di neve. Ritroviamo la giornalista Miren Triggs alle prese con il suo best seller che racconta la storia di Kiera, dalla sua scomparsa al ritrovamento. La fama però scatena l’interesse di un personaggio misterioso che la invita a giocare un gioco macabro. E così si intrecciano due storie: quella di Allison, una quindicenne trovata morta appesa a una croce e quella di Gina una adolescente scomparsa una decina di anni prima. I luoghi sono gli stessi e la stessa è anche la scuola religiosa dove le due ragazze studiavano. Il misterioso personaggio coinvolge non solo Miren ma anche Jim Schmoer, il suo ex professore di giornalismo. E così i due si ritrovano a indagare sulle due sparizioni e a cercare un filo che le unisca. Tutto sembrerebbe ruotare attorno alla scuola e a uno strano gruppo di allievi che si fa chiamare i Corvi di Dio. Miren, pur catturata dalla nuova indagine non riesce a superare il suo trauma e non rinuncia alla sua seconda identità di giustiziera. Solo l’eliminazione fisica dei suoi torturatori infatti può placare i ricordi che la tormentano.

Sullo sfondo le centinaia di migliaia di sparizioni di minori denunciate ogni anno negli Stai Uniti. Molti sono allontanamenti volontari, ma tanti, troppi non ritornano più a casa e di loro non si saprà più nulla. È un vero e proprio dramma sociale che non trova risposta.

Miren fa propria la tragedia delle due ragazze e arrivare alla soluzione diventa per lei una ragione esistenziale. Non esiterà a entrare nella strana associazione dei Corvi per scoprire cosa sia davvero successo ad Allison e Gina.

La verità non è semplice da trovare e soprattutto non è dove la si cerca. Sarà solo per caso che lei e Jim troveranno, indipendentemente l’una dall’altro, la soluzione al caso, mettendo a rischio le proprie vite.

Ritmo, finale e personaggi

Il ritmo è incalzante e la trama accattivante. Ho solo due perplessità che riguardano il finale e il personaggio di Miren.

Il finale è troppo scoppiettante, un concentrato di agnizioni e colpi di scena che lo rendono incredibile e a tratti quasi umoristico per la sua eccessività. Peccato perché nel suo complesso la trama regge e incuriosisce il lettore che attende di sapere qual è il filo che unisce la sorte delle due ragazze.

Il personaggio di Miren è concentrato esclusivamente sul suo trauma, che viene evocato a ogni pagina e alla fine la caratterizza come una personalità disturbata che trova pace solo in una giustizia fai da te. Non c’è una vera e propria costruzione psicologica della protagonista ma una ripetizione incessante dell’evento che ne ha cambiato la vita avvolgendola in una spirale nera di ricordi e di desiderio di vendetta.

Il lieto fine farebbe pensare che forse la saga di Miren ha trovato la sua conclusione. Ma si sa, non è mai detta l’ultima parola.