Il gabbiano di Anton Pavlovič Čechov, edizioni Einaudi
Siamo nella campagna russa, nella tenuta estiva del Consigliere di Stato in pensione Sorin. Assieme a lui troviamo in vacanza la sorella Arkadina, famosa attrice, con l’amante Trigorin, noto drammaturgo. Il figlio di Arkadina, Konstantin, ama anch’egli scrivere opere teatrali e ha appena allestito un palco dove rappresentare la sua prima opera dove recita Nina, una giovane che ambisce a diventare attrice. In un gioco di amori non corrisposti troviamo Nina affascinata da Trigorin, Konstantin che ama Nina, Maša, la figlia dell’amministratore della tenuta, che ama Konstantin e quindi Medvedenko, maestro elementare che corteggia Maša. Il saggio e distaccato dottor Dorn ne osserva gli amori e i dolori mentre a sua volta ammira Arkadina ed è oggetto di attenzioni da parte di Polina, la moglie dell’amministratore.
La rappresentazione di Konstantin viene dileggiata dalla madre e da Trigorin suscitando la rabbia del ragazzo nonché la sua gelosia nei confronti dello scrittore di cui è invaghita Nina, la ragazza da lui amata. Konstantin uccide un gabbiano e lo offre in dono sacrificale a Nina che non lo apprezza.
Mentre Trigorin e Arkadina si accingono a tornare in città Konstantin tenta il suicidio. Tra Trigorin e Nina intanto sta nascendo una relazione che i due intendono continuare a Mosca dove la ragazza vuole fuggire per fare carriera come attrice.
Due anni dopo ritroviamo tutti i protagonisti. Maša e Medvedenko si sono sposati e hanno un figlio, nonostante Maša sia ancora invaghita di Konstantin che a sua volta è ancora innamorato di Nina anche se ella è stata amante di Trigorin. Mentre la salute di Sorin peggiora il dramma si avvia al tragico epilogo.
Amore e morte
Il gabbiano immolato e poi impagliato è il simbolo, come nota Nina, che attraversa tutto il testo.
“Ed io invece sono attirata dal lago, come un gabbiano.”
racconta Nina nel I atto a Konstantin per cui nutre un confuso sentimento di amicizia.
“Ho commesso oggi la viltà di uccidere questo gabbiano. Lo depongo ai tuoi piedi. Allo stesso modo ucciderò presto me stesso.”
afferma Konstantin nel II atto.
“Anche questo gabbiano, evidentemente è un simbolo.”
continua Nina.
“Un soggetto per un breve racconto: sulla riva di un lago vive sin dall’infanzia una ragazza giovane come lei; ama il lago, come un gabbiano ed è felice ed è libera, come un gabbiano. Ma giunse un uomo per caso, la vide e, per passare il tempo, la rovinò, come questo gabbiano.”
così Trigorin.
E Gabbiano diventerà la firma di Nina nelle lettere che invierà a Konstantin da Mosca.
Tra citazioni dell’Amleto di Shakespeare e della Rusalka di Puškin, Čechov costruisce un testo sull’infelicità, sull’amore e sulla libertà dell’artista.
Il gabbiano è Nina, ferita e uccisa metaforicamente da Trigorin. Il gabbiano è anche Konstantin che si immola per Nina. L’amore infelice distrugge le vite di entrambi, li consuma e li trasforma in oggetti senza vita, come il gabbiano impagliato. E così da simbolo di libertà estrema da vivo l’animale diventa, una volta impagliato, il grottesco simulacro del nulla, del vuoto dell’esistenza.