Il fondaco dei libri di Michele Catozzi, TEA edizioni
Nuova avventura per il commissario Aldani. Questa volta è alle prese con falsari di alto livello che avrebbero ricreato una copia dell’Hypnerotomachia Poliphili di Aldo Manuzio il vecchio.
Tutto comincia con la strana morte del professor Colmann. Incidente o omicidio? Le tracce fanno propendere per la seconda ipotesi. Ma chi potrebbe aver ucciso l’esperto di aldine e perché?
Aldani non perde l’occasione per stupire e creare scompiglio tra le autorità e si fionda a San Giorgio al convegno per i cinquecento anni della morte di Manuzio. Interrompe i lavori per annunciare la morte di Colmann e inizia così le sue indagini. Tra esperti di libri antichi, antiquari non sempre onesti e organizzatori d’aste ancor più truffaldini, Aldani dovrà scoprire il colpevole e capire perché la copia della Hypnerotomachia Poliphili di cui si parla al convegno sia così importante.
Una squadra rodata
Ritroviamo sempre la solita squadra del commissario: i fedelissimi Vitiello, Manin e Borella, il capo della mobile Schiavon, il sostituto procuratore Privieri, il capo della scientifica Doria e ovviamente il giornalista Danieli e il barista Bepi. I personaggi ormai sono ben rodati e sappiamo cosa aspettarci da ciascuno di loro, dalle gerarchie opportuniste ma che in fondo si fidano ciecamente del commissario, al giornalista che gli regge il gioco. La moglie Anna al solito è quello che Agamben definirebbe un feticcio metaforato, ovvero la presenza di un’assenza. Viene evocata spesso come entità telefonica ma ha un ruolo molto marginale nella vita del commissario.
Un Montalbano del Nordest
Le somiglianze con Montalbano sono tante, da Vitiello autista spericolato che ricorda Galluzzo, l’arguto giornalista Schinco simile a Zito, Manin e Borella simili a Fazio, il medico legale Basenti con i tratti scontrosi di Pasquano, Doria che ricorda Jacomuzzi, Anna e Livia che ci sono e non ci sono, Schiavon e Privieri che si dividono il comportamento di Bonetti-Alderighi, Bepi e Nane simili a Enzo, ruspanti e custodi delle tradizioni culinarie.
Il rapporto difficile con le gerarchie, l’affiatamento con la squadra, la passione per il buon cibo tipico, l’altana che fa il paio con la terrazza del commissario siculo, molti sono i punti di somiglianza che riportano alla mente il celebre personaggio di Camilleri.
Mentre la Sicilia di Camilleri emerge con forza e realismo, non solo attraverso il dialetto, la Venezia di Catozzi è più un’immagine da cartolina che non riesce a farsi protagonista.
Ho qualche dubbio sulla fattibilità di falsificare un’aldina. Se è vero che al giorno d’oggi la tecnologia ha fatto balzi sorprendenti, tuttavia non credo che uno scanner portatile sia sufficiente per realizzare una digitalizzazione di qualità del materiale. E riguardo alla stampa, sia pure usando carta antica e inchiostri con eguale composizione a quelli del Cinquecento, il falso sarebbe smascherabile con facilità con relativamente semplici esami di laboratorio. E nel caso di un’asta milionaria credo che le perizie si sprecherebbero…
Quanto allo stile è scorrevole come sempre e la lettura procede velocemente.