Il delitto di via Etnea di Roberta Castelli, Fratelli Frilli editore
Via Etnea è la via principale di Catania, dove si passeggia e si fa shopping. Ed è l’ex poliziotto Manfredi in una fredda serata sferzata dalla tramontana a trovare il corpo di Momar, un senegalese soprannominato Beppe bello, che vendeva cd proprio in via Etnea. Chi sarà stato ad accoltellarlo e perché? La prima ovvia pista è quella dello spaccio, ma Momar era un bravo ragazzo, in attesa di un permesso di soggiorno e non aveva mai avuto a che fare con la droga. Chi poteva avere interesse a ucciderlo? Forse aveva visto qualcosa che non doveva vedere? Manfredi decide di indagare, aiutato dalla sua amica Mariolina e dal suo amico ed ex collega l’ispettore Romano Nicola che è ancora in servizio. Le indagini sono coordinate dal questore Enrico Trovato la cui moglie, Lucia, è grande amica di Mariolina e l’ha sostenuta nel suo periodo più difficile. Manfredi ha perso il figlio in un incidente e la moglie lo ha abbandonato mentre Mariolina è stata lasciata dal futuro sposo il giorno delle nozze. I due amici condividono una storia di depressione e di dipendenza da alcol che li aveva trascinati sull’orlo di un baratro. Ma non solo, entrambi hanno la singolare capacità di vedere e sentire le anime in pena dei trapassati.
Catania tra luci e ombre
La narrazione si snoda in una Catania viva e palpitante e l’autrice mette in luce i gravi problemi di cui soffre la città, primi fra tutti la criminalità organizzata che prospera nei quartieri degradati e le immondizie che abbondano nelle strade e che talvolta sembrano soffocarla. Eppure la città appare straordinariamente pronta a reagire, a cercare una via per la convivenza tra diverse culture, a recuperare la sua vocazione di città aperta. Manfredi e Mariolina con il loro bagaglio di dolore fanno da tramite tra gli ultimi che cercano a fatica di sopravvivere e il resto della popolazione che trascorre la propria vita in una quotidiana tranquillità.
Sullo sfondo il delicato problema dell’immigrazione e dell’accoglienza, dello sfruttamento, della diffidenza, ma anche della solidarietà. Come sempre c’è che discrimina e chi invece dà ospitalità, chi nega lavoro e diritti e chi invece offre possibilità. E c’è l’amore, la forza principale che alimenta una speranza per il futuro.
I due tormentati protagonisti lottano da soli in una società che li ha emarginati e di cui non si sentono più parte. Sembrano vivere in un mondo di mezzo in cui comunicano con i vivi come con i morti, presenze costanti al loro fianco.
Il libro è scorrevole e la trama coerente, pur scivolando a tratti nel paranormale. Trovo invece francamente superflue le citazioni di Zafón all’inizio di ogni capitolo che sembrano un tentativo di dare autorevolezza al testo. Se potrebbero avere un senso all’inizio del libro, messe in testa a tutti i capitoli determinano una fastidiosa ridondanza.