Il Contesto di Leonardo Sciascia, Adelphi edizioni
Un muretto traboccante di tralci di gelsomino è la scena del crimine. Qui viene ritrovato il procuratore Varga, con un fiore stretto tra le dita e un foro giusto all’altezza del cuore. Un bel rompicapo per l’ispettore Rogas a cui se ne aggiunge poco dopo uno altrettanto intricato: l’assassinio del giudice Sanza in una spiaggia distante un centinaio di chilometri. La causa della morte è sempre un unico colpo di arma da fuoco. La prima naturale ipotesi è che i due delitti siano collegati, forse una vendetta di un qualche imputato. Il fatto è che le vittime non hanno casi processuali in comune. E poi, a distanza di quattro giorni, una terza vittima: l’ipocondriaco giudice Azar ucciso in un paese poco distante con le stesse modalità. Per le autorità si tratta di un pazzo omicida seriale, ma Rogas vuole vederci chiaro, tanto più che si aggiunge un’altra vittima, il giudice Rasto e subito dopo un’altra ancora, il giudice Calamo. Gli unici tuttavia ad avere un trascorso lavorativo in comune sono Varga e Azar e da lì prende le mosse l’ispettore per orientare le indagini. Tra i tanti fascicoli spulciati individua una rosa ristretta di possibili candidati alla vendetta. Dopo attente ricerche la sua attenzione si ferma su Cres, un farmacista accusato di aver tentato di avvelenare la moglie. L’uomo si rende irreperibile e Rogas si convince sempre di più della sua colpevolezza. Ma ecco che il procuratore Perro viene assassinato e sulla scena vengono notati due giovani con abiti e capigliatura da “rivoluzionari”…
L’arte della sintesi
In sole 122 pagine Sciascia costruisce una articolata vicenda che ha come sfondo un complotto di prima categoria. Pubblicato nel ’71 merita di essere riletto ai nostri giorni perché la società che descrive, con tutti i suoi mali e le sue piccolezze gode ancora di una sincera attualità. La figura dominante è quella di Rogas, disilluso e testardo come Montalbano, ma di sicuro meno fortunato.
L’ispettore subisce le interferenze del potere politico che lo spingono prima a tralasciare la pista della corruzione riguardo alla morte di Azar e poi a lasciar perdere la tesi della vendetta del farmacista Cres per seguire quella dei fantomatici rivoluzionari. Ma Rogas è una testa dura e non molla venendo a scoprire una trama sempre più complessa in cui figurano partiti di matrice opposta uniti da interessi politici ed economici non rivelabili.
Il paese immaginario in cui si dipana il tutto ha così tante somiglianze con l’Italia di ieri, e di oggi, da lasciare non pochi dubbi sui riferimenti a fatti di cronaca e metodologie di depistaggio delle indagini.
Come spesso accade nelle opere dell’autore siciliano, la lettura di primo livello è quella di un poliziesco ben congegnato da cui trasudano però perplessità, amarezze, una visione tragica della società e della gestione del potere. Dietro la trama si rivela così l’Italia del boom, prossima alla crisi degli anni ’70 con gli intrighi e le battaglie sommerse che l’hanno caratterizzata e segnata per il futuro.