I miei stupidi intenti di Bernardo Zannoni, Sellerio editore
Archie è una faina con un’infanzia sfortunata. A causa di un incidente di caccia resta zoppo e la madre lo vende a una volpe, Solomon, in cambio di una gallina e mezzo. Solomon è un usuraio che pensa solo ad accumulare ricchezze e all’inizio si dimostra severo e violento con la povera faina. Un po’ alla volta però tra i due si crea un legame di amicizia e Solomon gli svela il suo segreto più prezioso, ovvero che sa leggere e scrivere come gli uomini. Leggendo ha conosciuto Dio e la morte e insegnerà anche ad Archie la potenza della parola. Archie vivrà a meta tra la condizione animale, che lo porta al tentativo di divorare per la fame i propri figli, e quella “umana” fatta di riflessioni e di coscienza della propria mortalità, alla ricerca di un Dio sconosciuto.
Tra Bambi e Leafie
Il libro si situa a metà tra un lungometraggio Disney anni ’50 e il coreano Leafie. Con Leafie soprattutto ha in comune il desiderio di libertà, la ricerca di un proprio posto nel mondo, dell’amore e della spietatezza dell’ambiente animale e umano. Come in Leafie e nella Disney i personaggi sono in buona parte antropomorfizzati, vivono in tane arredate, usano le stoviglie, si capiscono tra di loro e si adottano tra loro.
La Natura è un semplice susseguirsi di stagioni, l’una dopo l’altra trascorrono e segnano il tempo. L’ambiente, di fondo inutile ai fini narrativi, è solo tratteggiato, alberi, rami, colline e neve non hanno nessuna connotazione particolare. Tempo, Dio, Morte è la triade che domina la trama. La presa di coscienza dell’ineluttabilità della morte è ciò che, secondo l’autore, conferisce titolo di umanità. L’uomo è l’unico essere a misurare il tempo e a sapere che la vecchiaia conduce all’annientamento. E la paura della fine lo porta a creare un Dio e un Paradiso che gli assicurino una sorta di continuità. La volpe e la faina perciò si umanizzano, lungo il racconto, proprio per aver imparato a capire il linguaggio umano e quel che esso comporta. La parola, in quanto espressione della ragione, è il fulcro dell’umanità, il centro da cui si sprigiona tutto, il fuoco costruttore di civiltà. Il passaggio da animale a uomo avviene attraverso il guizzo del linguaggio codificato e della scrittura. Eppure nell’essere uomo ci sono momenti di ricaduta nella bestialità. La violenza e l’istinto sono attimi di perdizione, di allontanamento da Dio e dalla ragione che tutto governa.
I miei stupidi intenti
Cosa sono gli stupidi intenti? Sono quelli che reggono la vita di Salomon prima della rivelazione.
“Canta solo di un animale e dei suoi stupidi intenti”
afferma la volpe, mentre Archie stesso, prossimo alla morte dirà:
“Questo è il mio ultimo stupido intento: scappare come tutti, dall’inevitabile.”
Una fiaba contemporanea, con uno stile scorrevole e che piacerà di sicuro a quanti si sono commossi con le storie di Bambi e Leafie.