I cani del Pasvik di Olivier Truc, Marsilio editore
Klemet Nango appartiene alla polizia delle renne norvegese. Assieme alla polizia di frontiera tiene d’occhio gli eventuali sconfinamenti delle renne e dirime le controversie tra gli allevatori del popolo Sámi. I Sámi, meglio noti come Lapponi, sono l’antica popolazione che abitava le terre dell’estremo Nord. Ora sono divisi tra quattro stati: Finlandia, Svezia, Norvegia e Russia.
Klemet lavora proprio al confine tra Norvegia e Russia, nella regione del Pasvik. La questione di cui si occupa non è una novità: un gruppo di renne del pastore Piera Kyrö ha attraversato il confine norvegese per andare a brucare i licheni russi, con il rischio di essere abbattute. Il sospetto è che ci siano di mezzo i cani randagi russi che potrebbero aver spaventato il branco e averlo costretto a spostarsi. Il caso però si complica quando la politica ci mette lo zampino. Qual è il motivo di un improvviso interesse per la riunificazione dei pascoli e degli allevatori Sámi? Cosa nasconde la riapertura di un vecchio macello in territorio russo? Cosa collega l’indagine attuale con la scomparsa di un uomo avvenuta tanti anni fa? Klemet dovrà trovare delle risposte cercando di non scatenare un incidente diplomatico.
Tra taiga e tundra
È un giallo particolare, ambientato in un luogo particolare. A metà strada tra taiga e tundra, nelle fredde e buie giornate dell’inverno artico la vicenda si snoda lenta e porta a spasso il lettore in una terra di mezzo che un tempo apparteneva a un popolo e che ora si trova spezzettata per ragioni politiche. C’è diffidenza tra i chi sta al di qua e al di là del confine geografico, differenza che però non conoscono né le renne né i cani randagi. La vita è difficile da una parte come dall’altra e i loschi trafficanti prosperano lucrando sulle paure e sulle debolezze altrui.
L’autore apre una finestra su un mondo poco conosciuto e spesso raccontato in modo asetticamente documentaristico. I pastori di renne con i loro abiti caratteristici qui perdono il loro aspetto folkloristico per diventare uomini e donne alla ricerca di un’unità nazionale impossibile, di una libertà per il pascolo dei loro animali e di un rispetto per le loro tradizioni.
Mille problemi si intrecciano, primo tra tutti quello di una convivenza con gli “altri”, i russi, visti da sempre come il nemico. C’è paura, diffidenza per chi vive al di là del confine, c’è difficoltà nell’intraprendere un dialogo come se la barriera tra i due mondi fosse più che linguistica. Spesso hanno combattuto su fronti diversi, per ideali diversi che hanno creato un solco profondo, difficile da colmare.
Ecco che allora le renne diventano quasi un simbolo della libertà di movimento, dell’inseguire un mondo dove non esistono confini e barriere ma si vive tutti partecipi della sorte comune di vivere in un pianeta fragile e bello, che va amato e rispettato.