Fiori sopra l’inferno di Ilaria Tuti, Longanesi edizioni
Un paesino di montagna delle Alpi Friulane, nome di fantasia Travenì, è sconvolto da un atroce delitto. L’anziana commissario Teresa Battaglia ha l’incarico di indagare sull’accaduto che sembra essere solo il primo di una serie di delitti. E così effettivamente accade: gli omicidi si susseguono con un macabro rituale di organi asportati, occhi, naso, orecchie, pelle… perché l’assassino ruba questi trofei? Cosa significa il suo strano comportamento? Battaglia e il suo nuovo aiuto Massimo Marini dovranno impegnarsi a fondo per scoprire la verità. Gli abitanti del luogo infatti sono poco propensi a collaborare e difendono la comunità tacendo segreti e dolori. La chiave di volta saranno i bambini con la loro innocenza e la loro capacità di sopravvivere a tutto…
Thriller all’americana
Ancora una volta siamo di fronte a un thriller costruito con attenzione a tutti gli ingredienti base: il detective tormentato e dall’intuito infallibile, il serial killer traumatizzato, il paesino diffidente, lo scienziato folle.
Una scrittura pulita e precisa non riesce però a far decollare davvero la narrazione soffocata dagli stereotipi.
Il personaggio principale è Teresa Battaglia, cognomen omen, donna con una grande sofferenza alle spalle, che ha subito violenze e soprusi che l’hanno segnata nel carattere e nel corpo rendendola una guerriera. Ha sempre bisogno di dimostrare di avere il controllo su tutto e tutti per compensare le tragedie del suo passato. È una profiler, nella miglior tradizione del thriller americano, che si immedesima nelle vittime e nell’assassino cercando di afferrarne i tratti psicologici e di capirne le intenzioni. Le prime avvisaglie di un incipiente e galoppante Alzheimer stonano con la sua permanenza in un posto così delicato e con la necessità di muoversi sul campo.
Tutti gli altri personaggi ruotano attorno a lei e fungono da sostegno alle sue deduzioni e alle sue indagini, senza avere una vita propria.
La trama è una via di mezzo tra Stand by me e It. Anche qui troviamo un gruppo di ragazzini che si sostengono l’uno con l’altro e che forniranno gli indizi principali per risolvere il mistero.
Scopriremo che l’assassino non è poi così cattivo, in realtà è la prima vittima del vero cattivo e agisce e reagisce a ciò che gli accade attorno in una forma primitiva assumendo più i tratti di un vendicatore dai metodi un tantino crudeli che di un vero e proprio serial killer.
Un leader per ogni occasione
La narrazione pone più volte l’accento sulla figura del leader declinandolo in diversi contesti: inizia da Teresa, il capobranco della squadra investigatrice, prosegue con il piccolo Mathias a cui basta uno sguardo per far tacere o parlare i compagni e infine si conclude con il bambino 39, il soggetto Alpha. Il leader viene descritto come colui che si prende cura del branco, lo protegge e lo dirige. In sottofondo l’idea ben ribadita che ogni gruppo di pecorelle abbia bisogno del pastore che le guidi e che le protegga dal lupo, pensiero alquanto discutibile.