Battuta di caccia di Jussi Adler-Olsen, Marsilio Editore
Carl Mørk, capo della sezione Q, è alle prese con un nuovo cold case. Il suo assistente Assad ha trovato un fascicolo di uno strano caso irrisolto che riguarda la morte violenta di due fratelli. Dell’omicidio si è accusato dieci anni dopo Bjarne Thøgersen, il cui reddito durante la detenzione è incredibilmente aumentato.
Gli investigatori si mettono all’opera e subito vengono bloccati perché tutti i sospetti ricadono su un gruppo ristretto di persone. Ciò che le accomuna è aver frequentato lo stesso college, essere figli di persone influenti e aver fatto una carriera folgorante che li ha portati al vertice della società.
Ditlev Pram, Torsten Florin, Ulrik Dybbøl Jensen, Kristian Wolf e Kimmie (Kirsten-Marie Lassen) sono gli oscuri protagonisti della vicenda. Kirsten è morto in un misterioso incidente di caccia e Kimmie è introvabile dopo aver deciso ormai da molti anni di vivere per strada. E proprio Kimmie è la chiave della vicenda. La sua infanzia piena di abusi e violenze l’ha resa cinica e insensibile. All’inizio era lei il collante del gruppo, poi qualcosa era cambiato e il branco le si era rivoltato contro. Adesso quello che cerca è solo vendetta e Kirsten è stato solo il primo…
Intanto nella sezione Q c’è un nuovo arrivo, Rose, una segretaria brontolana ma efficiente che sarà di non poco aiuto a Carl.
Buoni vs cattivi
Ritroviamo i protagonisti del primo episodio, Carl con la sua situazione familiare scombinata e la sua cotta per la bella psicologa del dipartimento, Assad, il buffo siriano dall’intuito eccezionale e Hardy il collega di Carl rimasto paralizzato durante uno scontro a fuoco.
Sul versante dei cattivi c’è la banda del college, un manipolo di ragazzi di buona famiglia spietati che picchia e uccide sulla scia di Arancia Meccanica, il loro film preferito. Non hanno nessuna pietà né per gli uomini né per gli animali che si divertono a uccidere in battute di caccia con un ristretto gruppo di amici.
Il tema portante gira attorno all’impunibilità di chi occupa posizioni di rilievo. Soldi, famiglia, appartenenza a club sono un biglietto da visita che permette di superare qualsiasi ostacolo. E se nella finzione letteraria in qualche modo la giustizia trionfa sempre, nella realtà purtroppo non sempre accade.
Il thriller è del 2008 e ha non pochi tratti in comune nella trama e nei personaggi con Il cacciatore silenzioso di Kepler del 2016, stessa banda di studenti di buona famiglia del college che perpetrano crimini ed esercitano potere e violenza restando intoccabili; simile vendicatore che vuole eliminare tutti i componenti del gruppo; stessa passione per la caccia e stessa situazione finale con la battuta di caccia risolutiva. Le somiglianze sono davvero tante e devo dire che quello di Olsen, oltre ad essere antecedente a quello di Kepler, ha delle carte in più sia sul versante trama che su quello personaggi.