Aristotele e il giavellotto fatale di Margaret Doody, Sellerio editore
Recensione di Camilla Pustetto
Il ben noto filosofo e scienziato greco Aristotele si ritrova a dover sfruttare le proprie brillanti capacità deduttive per risolvere un mistero: in un gymnasium un giovane ha perso la vita, colpito da un giavellotto. Nonostante la vicenda si presenti come un incidente, per Aristotele ci sono alcuni punti che non tornano. Il giovane, secondo i testimoni, si sarebbe mosso di sua volontà verso il bersaglio come un suicida o come se non avesse visto né udito il compagno lanciare l’arma…
Il racconto presenta la struttura caratteristica del giallo classico: l’equilibrio del mondo quotidiano è turbato dal delitto, all’apparenza irrisolvibile; l’investigatore, raccogliendo le prove e le testimonianze riesce a ricostruire i fatti e a trovare il colpevole. La suspence è mantenuta fino alla fine grazie all’espediente di un narratore esterno che non conosce i pensieri e i ragionamenti del protagonista. Infatti, come nei racconti di Conan Doyle su Sherlock Holmes, non è l’investigatore stesso a raccontare.
Lo sviluppo temporale è piuttosto breve. Anche se non vengono date informazioni precise, il lettore può intuire che gli eventi rimangono all’interno dell’arco di una giornata. Non ci sono spostamenti nello spazio degni di nota. Il ritmo è scorrevole, con molte scene e un intreccio semplice senza particolari anacronie. I personaggi sono descritti sotto tutti i punti di vista, ma in maniera abbastanza sintetica a causa della brevità del racconto.
L’ambientazione nell’antica Grecia rende il romanzo peculiare e facilmente apprezzabile da uno studente del liceo classico. Non si riscontrano incongruenze storiche e da ciò si nota che l’autrice, Margaret Doody, ha un’ottima conoscenza dell’epoca di cui sta parlando. La lettura può essere piacevole anche per chi non è appassionato della cultura greca perché comunque lo stile dell’autrice è abbastanza leggero (o almeno così si può dedurre dalla traduzione in italiano) e il lessico non troppo specifico.
Atene vs Roma
Colgo l’occasione per fare un breve confronto con alcuni libri che ho letto dell’italiana Danila Comastri Montanari. Al contrario della Doody, i suoi romanzi sono ambientati nel mondo latino e hanno come protagonista il senatore Publio Aurelio Stazio, uomo intelligente, astuto, intraprendente e particolarmente sensibile al fascino muliebre. Per vari motivi indaga su delitti e crimini della Roma antica e delle città ad essa sottomesse. È affiancato dal fedele segretario alessandrino Castore e dalla pettegola matrona Pomponia con i quali riesce a risolvere i misteri più intricati. Anche nel caso della Comastri si nota un’ottima conoscenza del periodo storico. Lo stile è scorrevole, molto leggero, con tratti divertenti, ma che sono a volte anche spunto di riflessione per un confronto tra il mondo antico e quello attuale. Alcuni personaggi, descritti sempre a tutto tondo, presentano caratteristiche simili a certe figure della commedia goldoniana.