Acqua morta di Michele Catozzi, TEA edizioni
Un cadavere in laguna fa notizia, se poi il nome del morto è quello di un noto personaggio del mondo degli affari veneziano la notizia è davvero ghiotta. Dalle prime indagini tutto farebbe pensare che l’immobiliarista Mirco Albrizzi si sia suicidato. L’ipotesi è avvalorata anche dal ritrovamento di una lettera autografa che ne spiega l’intenzione.
Eppure il commissario della Squadra Mobile della Questura di Venezia Nicola Aldani non è d’accordo e contro il parere dei superiori inizia a seguire un’altra pista, quella del mondo degli affari veneziano che coinvolge un’importante banca e addirittura il governatore della regione.
Il nome degli Albrizzi figura anche in un cold case del 1981, e coinvolge la sorella di Mirco, Laura. La ragazza è vittima di un’aggressione a Sant’Elena e il ragazzo che è con lei viene ucciso. Laura, già fragile, perderà completamente la ragione e non si riuscirà a sapere l’identità del colpevole. Il caso viene chiuso e l’allora commissario Zennari resta con il cruccio di non aver trovato l’assassino. Ecco perché Zennari, ormai in pensione, si offre di collaborare con Aldani: non si sa mai che tra i due casi non ci sia un collegamento…
Intanto a Venezia giunge anche il terzo fratello, Thomas, che vive ormai da anni in Inghilterra. Di lui però si perdono le tracce, si sa soltanto che stava indagando su Mirco.
Quando Helen, un’amica di Albrizzi, viene uccisa, il sospetto che ci sia sotto una pista importante inizia a essere fondato. Aldani dovrà conquistarsi la fiducia del questore e indagare in un mondo spietato per trovare i colpevoli.
Un Montalbano del nord
Prima indagine del commissario Aldani, un Montalbano del Nord. I personaggi di contorno sono quelli che si ritroveranno negli episodi successivi: l’ispettore Manin, il fido Zurlini, Vitiello e il motoscafo Toni, il capo della scientifica Doria, il capo della squadra mobile Schiavon, il questore De Girolami, l’amico giornalista Schinco.
E ovviamente la moglie Anna, o meglio la voce al telefono di Anna. Anna si occupa dei tre figli e Nicola delle indagini. I due conducono esistenze parallele con rari punti di incontro. La famiglia si è appena trasferita a Mestre e finché sta ultimando il trasloco Nicola vive nell’appartamento veneziano con l’altana rifugio e pensatoio. Il cibo tipico e il caffè sono le due passioni del commissario che non esita a scovare nuovi locali dove sperimentare la cucina cittadina.
Sullo sfondo le vicende che hanno portato realmente alla crisi di una famosa banca veneta e al crollo di alcuni personaggi stretti tra affari e corruzione.
Venezia si presenta sempre come una bella cartolina, questa volta in piena estate.
Non solo refusi…
Numerosi sono gli svarioni presenti nel testo, qualcuno riguardante il dialetto altri riguardanti la storia e la cultura cittadina.
Un gondoliere che chiede “dove gavio d’andar” non si può sentire e neppure il “chi ti si” del sospettato Tonon.
Se indicare via Garibaldi come zona bene di Venezia può passare per una licenza poetica, la confusione tra i giardini della Biennale e quelli di Sant’Elena no. I giardini Napoleonici, oggi identificati con i luoghi della Biennale, sono altro dalla pineta di Sant’Elena, anche se relativamente vicini. Le cavane poi non sono necessariamente delle microdarsene e non si trovano solo all’interno dei palazzi. Esistono cavane di dimensioni ragguardevoli, come quelle all’Arsenale…
Credo che Venezia meriti più attenzione nel narrare e che le inesattezze presenti creino confusione in un pubblico che poco la conosce e rischia di accumulare informazioni palesemente errate.