Intervista a Rita Pacilio
1 Cos’è la poesia per Rita Pacilio?
Per me la poesia è disponibilità allo stupore, una continua sperimentazione della bellezza e della condivisione della vita e della morte. La poesia è sempre stato un luogo di esperienza, di incontro, di comunicazione, di elaborazioni e modificazioni che partono da un atto di fede e di speranza.
2 Quali sono i temi principali della sua poetica?
Come più volte ho detto, mi interrogo incessantemente sul tempo, sull’assenza, sulla compassione, sul perdono, sull’amore e sul dolore. Diverse, dunque, le tematiche riguardanti la mia poetica sottese tra scienza e coscienza. Ci sono la solitudine e la frustrazione dell’ammalato, l’indifferenza sociale, la dimenticanza correlata ad alcune patologie cliniche che mettono a dura prova quella parte del cervello che custodisce la memoria a breve e a lungo termine. Come anche il rapporto genitoriale madre/figlia e, inoltre, l’amore in tutte le sue forme, amore come vera e unica motivazione di vita: per questo la mia scrittura ha un profondo senso civile e spirituale.
3 Quali emozioni e sensazioni intende suscitare nel lettore?
Vorrei suscitare nei lettori riflessioni e confronti sul linguaggio e sulle tematiche che affronto attraverso le quali osservo e celebro la vita e il mondo.
4 Poesia e voce. Quanto è importante la lettura ad alta voce di una poesia?
Venendo a contatto con la musica ho seguito il percorso del suono metrico che intona la recitazione, la passione, il dramma, il canto e la parola annunciata (sprechstimme, dal tedesco: tecnica del parlato/intonato/recitato). Declamare o recitare una poesia vuol dire dare corpo allo spirito e alla coscienza custodendo ferite e segreti. Infatti, per me è fondamentale la lettura a voce alta.
5 Nel suo ultimo lavoro poetico “Quasi madre” affronta il complesso rapporto tra madre e figlia. Vede delle differenze tra questo rapporto vissuto nella società attuale e quello vissuto nel tempo passato?
Per tutte le donne, sia del passato che di oggi, il rapporto con la madre ha un grande significato. La madre rappresenta, infatti, il luogo di protezione e di calore, ma è anche il modello dell’universo femminile di riferimento, sia per la bambina che per la ragazza. Ci sono fattori che ostacolano, negli anni della seconda socializzazione, la formazione di un buon rapporto madre/figlia. Per esempio il modello materno debole o inadeguato, le lunghe assenze da casa, la freddezza o il disinteresse della madre. E così anche il legame di dipendenza privo di comunicazione o la serenità eccessiva negli interventi educativi. E ancora l’iperprotezione o la rigidezza di ruolo e la mancanza di fiducia nelle possibilità presenti o future della figlia, gli atteggiamenti ipercritici, l’educazione alla vergogna e ai sensi di colpa. Jung affermava che ogni donna contiene in sé la propria figlia e ogni figlia la propria madre sottolineando il legame speciale che c’è tra le madri e le figlie e che, questa unione, è alla base delle comprensioni e delle solidarietà tra donne in età adulta. Della specificità del rapporto madre-figlia parlano anche gli antichi miti che sono all’origine della nostra cultura. In essi, come è ben noto, vengono affrontate tematiche universali e vengono descritti i sentimenti, i legami e i conflitti fondamentali degli esseri umani. E tutto questo è valido sempre per ogni società, per ogni epoca.