Lettori e scrittori
La scrittura: tecnica e ispirazione. Nell’elaborazione di un testo è importante la creatività ma lo è altrettanto una robusta conoscenza della grammatica.
Considerazioni di base
Italia, paese di santi, poeti e navigatori, ma soprattutto di scrittori. Benché la statistica nazionale indichi per gli italiani un’inclinazione alla lettura molto scarsa, pare che invece gli scrittori abbondino. Case editrici piccole e grandi e agenzie letterarie sono ogni giorno sommerse da quintali di materiale cartaceo e digitale di aspiranti scrittori. Cosa spinge così tanta gente a cimentarsi con un processo creativo non facile?
Il demone dell’ispirazione
Terapia psicanalitica come per il diario di Zeno Cosini, il duende indescrivibile di Garcia Lorca o molto più banalmente l’autogratificazione che consiste nel vedere il proprio nome stampato in chiare e palpabili lettere sulla copertina di un libro? Difficile dirlo, com’è difficile sondare l’animo di ciascuno di noi.
Forse è solo il bisogno di raccontarsi, in una società dominata da rapporti interpersonali mordi e fuggi attuati sempre più in modo virtuale. Forse è la speranza di essere letti, e quindi ascoltati, da qualcuno. Anche solo 25 lettori possono essere molti per uscire dalla solitudine esistenziale. In tal senso Internet è un’ottima valvola di sfogo perché permette di avere a disposizione per i propri lavori un pubblico virtualmente smisurato.
Scrittura che passione!
Il problema è che scrivere non è così semplice, come non lo è dipingere, non lo è comporre musica. Certo chiunque può provarci ed essere soddisfatto in ogni caso del risultato ottenuto, specialmente se vi ha messo tempo e passione. Questo però non implica che tutto ciò che viene prodotto sia un capolavoro, ma nemmeno che sia un qualcosa di visionabile da altri. La composizione artistica può essere infatti una forma valida di autoterapia, basta solo esserne consapevoli e non voler costringere il mondo intero a farne parte attiva.
Grammatica e sregolatezza
Come ogni arte, inoltre, la scrittura non è fatta solo di strumenti materiali: carta e penna un tempo o stampante e computer oggi. Serve anche tecnica e soprattutto una conoscenza di base dell’ortografia, della sintassi, delle figure retoriche… L’osservazione può essere banale ma è bene tener presente che l’assenza di regole grammaticali non coincide con l’innovazione stilistica e il terreno del linguaggio stravolto è un terreno minato e pochi sono quelli che ne sono usciti indenni. Vero che autori come Joyce o Gadda ne hanno fatto il loro marchio di fabbrica producendo delle opere strepitose, ma pensare di emularli non è da tutti. In ogni caso il loro stravolgimento non era ignoranza della lingua madre, bensì decisione consapevole di deformazione del linguaggio come strumento di deformazione indiretta della realtà, espressione di una visione personale del mondo. Nell’arte figurativa l’esempio più eclatante è stato quello di Picasso . Tanto per fare un paragone, nessuno si sognerebbe di comporre una sinfonia senza saper neppure leggere uno spartito e senza conoscere la differenza tra una croma e una biscroma o una chiave di basso e una di violino. Per quanto molti jazzisti improvvisino hanno alle spalle anni di tecnica. La grammatica serve nella musica come nella letteratura, perché neppure il talento innato da solo è sufficiente. Armiamoci quindi di buona volontà e non dimentichiamo il vecchio adagio per cui “il genio è una lunga pazienza”.