Cortesie per gli ospiti di Ian McEwan, Einaudi editore
Un viaggio che dovrebbe essere di tutto riposo, due coppie che si incontrano per caso, una tragedia finale.
Conosciamo subito Colin e Mary in vacanza in una città italiana affacciata sul mare. Le loro giornate trascorrono pigre tra la camera d’albergo e le passeggiate per le strette vie cittadine. Ma una sera incontrano il loro destino nella forma di Robert, un inquietante personaggio che li invita in un bar e racconta loro la sua difficile infanzia con un padre autoritario. Dopo alcuni giorni Robert si rifà vivo e li invita a casa sua. Qui conoscono Caroline, la moglie, silenziosa e con una strana andatura goffa e dolorante. Quando riescono finalmente ad allontanarsi dall’abitazione intuiscono che qualcosa di inusuale avviene tra quelle mura. Dopo una giornata in spiaggia che fa riaffiorare a Mary dei particolari allarmanti su Robert, si ritrovano nuovamente in balia della coppia e questa volta non potranno sfuggire alla furia dei due pazzi amanti.
Venezia, o forse no…
Quattro personaggi ovvero due coppie sono i protagonisti del libro. Da un lato Colin e Mary, amici e amanti indolenti, senza troppo entusiasmo per la vita che guardano scorrere davanti a loro. Dall’altro Robert e Caroline, sposi diabolici che hanno trasformato la loro vita in un pericoloso gioco sadomasochistico. Aver incontrato i due turisti li sprona a spingersi oltre nella ricerca di una soddisfazione estrema.
L’altra protagonista, in secondo piano, ma non troppo, è la città in cui si svolge il dramma. Una città di mare dai contorni sfuggenti che ha molti tratti in comune con Venezia eppure non è lei. Proprio quando credi di averla identificata ecco che assume un nuovo aspetto che ricorda più un luogo che appartiene al paesaggio ligure o a quello campano. Siamo dentro un gioco degli specchi dove i personaggi si riflettono l’uno nell’altro o si rivelano per contrasto, per deformazione mentre l’ambientazione surreale fa da perfetto contraltare alla confusione sensoriale e mentale dei protagonisti.
Fra Antonioni e Buzzati
Il libro è del 1981, eppure ha un’insolita modernità che incuriosisce e trascina nella lettura alla ricerca del possibile quanto inevitabile epilogo. Le due coppie parlano poco, è il loro comportamento a definirle e a dar loro senso, a farle uscire da una interminabile accidia. Sembra talvolta di assistere a un film di Antonioni sull’incomunicabilità di desideri ed emozioni, sulla distanza tra le anime che può essere solo provvisoriamente riempita dai corpi.
E per certi versi siamo sulla stessa linea di Buzzati con la sua eterna ricerca di un perché e di uno scopo che non si concretizza in null’altro che nell’attesa della sua improbabile realizzazione. In McEwan tuttavia la realizzazione c’è, tragica e inevitabile, come se tutta la storia dei protagonisti convergesse verso quell’unico punto che porta al fatale incontro.