L’educazione delle farfalle di Donato Carrisi, Longanesi editore
Sembrava una vacanza come le altre, dodici bambine, di sei anni o poco, più trascorrono insieme una settimana in uno chalet di montagna tra animazioni e sci. Ma l’ultima notte accade qualcosa di terribile, un incendio devasta lo chalet e solo undici bambine rispondono all’appello. La piccola Aurora, figlia di Serena una broker rampante di Milano, non si trova più. Serena però non vuole arrendersi al fatto che la bimba sembri svanita nel nulla, inghiottita dal fuoco senza lasciare alcuna traccia e decide di indagare di persona. Vion, immaginario paesino svizzero dove è ambientato il racconto, racchiude oscuri segreti e la madre della bambina dichiarata dispersa dovrà superare muri di omertà e mille pericoli per scoprire la verità sulla propria figlia.
Il romanzo è ben confezionato, scorrevole e gradevole alla lettura. Contiene tutti gli elementi che il lettore si aspetta e che inducono a proseguire pagina dopo pagina. Non ci sono colpi di scena, tutto è prevedibile e risponde alle aspettative. Non lo definirei però un thriller psicologico ma piuttosto un fanta thriller. Gli elementi magici abbondano, disseminati qua e là e fanno da asse portante a tutta la trama, finale compreso.
L’ambientazione è il classico paesino tra monti innevati e isolato dal mondo. Un posto dal quale chi può scappa e chi resta nasconde qualche segreto.
Madri fantastiche e dove trovarle
I personaggi suscitano qualche perplessità… La protagonista Serena, di nome ma non di fatto, è una spietata e bella broker in stile hollywoodiano che, sorpresa da una gravidanza inaspettata, diviene madre per forza e non riesce a instaurare un rapporto con la figlia. Scopre il proprio istinto materno solo quando la bambina scompare e cade preda di una devastante depressione. Diviene così dipendente da un mix di alcol e psicofarmaci che porta sempre con sé in una bottiglietta a cui si attacca come fosse un biberon. Il mix, che stenderebbe un cavallo, la rende solo un po’ sciatta e con l’alito pesante ma non le impedisce di essere sufficientemente lucida e improvvisarsi detective. Si addentra per boschi e sentieri alla ricerca di tracce e spiegazioni razionali che si scioglieranno, è il caso di dirlo, come neve al sole, lasciando spazio a fantasiose storie di gnomi.
Tutto quello che caratterizza Serena è fuori dalle righe e decisamente poco credibile, compreso il suo sentimento nei confronti della figlia. Definire il libro un viaggio nella psicologia della maternità è davvero fuori luogo.
Tutte le donne del romanzo sono nel complesso poco credibili, stereotipate, egoiste, opportuniste. Serena, Aurora riccioli d’oro, la sorella di Adone, le madri delle bambine della vacanza o le educatrici dello chalet hanno un profilo psicologico inquietante, improntate solo alla soddisfazione dei loro bisogni primari. Diverso il discorso tra le figure maschili. Ad esempio Adone Sterli e il capo della polizia locale, inizialmente ambivalenti, si rivelano la controparte buona e rassicurante in un mondo di streghe e gnomi burloni.
La scorrevolezza della scrittura copre le grosse lacune a livello narrativo, dallo sconfinare nel fantasy (per un thriller lo ritengo un difetto) al tratteggio dei personaggi talvolta così esasperato da cadere nel comico.
Lettura veloce e senza troppe pretese per un freddo pomeriggio d’inverno.