La caccia di Will Dean, Marsilio editore
Tuva Moodyson è una giovane giornalista che dopo un brillante esordio al Guardian, nella capitale inglese, decide di tornare in Svezia per stare vicina alla madre malata terminale. Si trasferisce in un piccolo villaggio di provincia, poche case, un supermercato, un albergo, un negozio d’armi e una merceria. Scrive articoli di vita quotidiana per il giornale locale e la sua vita trascorre a un ritmo lento fino a che non avviene un omicidio, uno strano omicidio. Un cacciatore è ucciso con un colpo di fucile. L’elemento inquietante però è che l’assassino gli ha tolto gli occhi e questo riporta alla mente degli investigatori una serie di delitti avvenuta in passato, quando un killer, soprannominato Medusa, agiva nello stesso modo. Si tratta di un emulo oppure Medusa è tornato a uccidere? E qual è il movente? Tuva decide di indagare perché vuole scrivere un pezzo memorabile. Dovrà così inoltrarsi nel bosco dove avvengono i delitti e dove abitano strani personaggi: un accumulatore seriale, un taxista con il figlioletto, due sorelle che creano troll di legno, uno scrittore e il presidente dell’associazione dei cacciatori assieme alla moglie. Sarà qualcuno di loro il colpevole? Tuva dovrà affrontare la sua paura per la foresta e rischierà la vita per scoprire la verità.
Narrazione ciclica
Il romanzo è ben architettato e la rivelazione finale giunge pressoché inaspettata. Tra un colpo di scena e l’altro, l’autore riesca a depistare il lettore spostando i sospetti ora sull’uno ora sull’altro degli abitanti della foresta. Chi legge entra in un loop ipnotico nel quale Tuva si inoltra nell’intrico di alberi e rovi e osserva a turno le case degli strani abitanti. Ad ogni suo passaggio sono ripetuti gli stessi gesti, le stesse osservazioni sulle case e sul percorso che inizia con l’accumulatore e termina con il cacciatore. Sempre eguali le descrizioni tanto dei personaggi che delle loro abitazioni che diventano familiari e il lettore può quasi precedere Tuva nelle sue esplorazioni. Tutta la narrazione risente di abitudini quotidiane riportate più volte quasi a rendere familiare il volto e il comportamento della protagonista.
La piccola cittadina in cui vive la giornalista non ha nessuna attrattiva e la caccia è lo sport principale di tutti i suoi abitanti. Quando Tuva inizia a scrivere i suoi articoli che gettano una luce sinistra sul villaggio, la risposta corale non è positiva e la giovane subisce una sorta di ostracismo. Come in tutti i piccoli paesi si scatena infatti una forma di autodifesa collettiva dagli estranei e dalle critiche.
Lo stile è scorrevole e il ritmo ben definito con i bizzarri personaggi che sembrano a volte uscire da una sorta di Twin Peaks svedese. Rassicurante e inquietante, sospettati e insospettabili si mescolano in un gioco che confonde il lettore fino all’ultimo.